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GRAN TORINO regia di Clint Eastwood

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oh dae-soo     9 / 10  01/04/2010 14:32:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il miglior regista vivente, semplicemente. Malgrado non debba dimostrare altro (è 30 anni che potrebbe campare di rendita), questo mostro cinematografico ci tira fuori un capolavoro all'anno. Non ha bisogno di Kolossal, di effetti, di grandi storie, di angeli o di demoni, tutt'altro, lui narra le piccole storie quotidiane (Mystic River, Million Dollar Baby, Changeling, Gran Torino) che, nelle sue mani, e spesso con la sua faccia, diventano indimenticabili. Che dire di quest'ultimo? Un vecchio, reduce della guerra in Korea, con le mani e la coscienza grondanti sangue, vede il proprio quartiere invaso da orientali (contrappasso). L'odio per i "musi gialli" non l'ha mai abbandonato ma ben presto si accorgerà di avere più cose da spartire con questi mangiariso, che "con quei depravati della mia famiglia". E si prenderà cura di un ragazzo Hmong suo vicino di casa. Fino a ... .

Film magnifico, senza un dialogo o parola fuori posto, a volte di effetto quasi comico per la serie di insulti che il protagonista fa a chiunque abbia a che fare con lui. Parla della vita, della morte, del senso di colpa e della conseguente possibile catarsi, dell' immigrazione e della convivenza, della violenza e dell'odio, della malattia e della mancanza di affetti. Nessun popolo è peggiore di un altro, nessun ceppo, nessuna comunità. Sono gli uomini, presi uno ad uno, a vivere a loro piacimento nel nome del bene o del male. Se Kowalski (il protagonista) è cambiato, se un uomo che ha portato avanti 60 anni propri (pre)concetti li ha visti prima mettere in crisi, e poi stravolgere in pochi giorni, allora tutti possono cambiare. E la medaglia al valore, lorda del sangue coreano, diviene in una delle immagini finali, la medaglia della riconciliazione, la medaglia della pace. Ed è una medaglia che tutti noi, alla fine del film, vorremmo prendere dal petto di Thao e mettere in quello di Eastwood. Non di Kowalski, di Eastwood. E' la medaglia al valore non di un militare che ha ucciso, ma di un cineasta che continua a farci sognare.