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TONY MANERO regia di Pablo Larraín

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benzo24     10 / 10  06/06/2020 18:50:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Siamo a Santiago del Cile, fine anni 70, nel pieno della dittatura Pinochet. Raul ha un unico scopo nella vita, quello di essere in tutto e per tutto uguale a Tony Manero, il ballerino che imperversa nei cinema, personaggio venerato al punto tale di essere disposto ad uccidere, rubare, commettere qualsiasi tipo di bassezza pur di vincere il concorso televisivo in cui si elegge il suo sosia.

Tony Manero parla di un uomo che pone come unica ragione della propria vita la volontà di apparire, coincidere e addirittura "essere" ontologicamente coincidente con il personaggio Tony Manero, quel mito creato ad arte da John Travolta ne La febbre del sabato sera.
Un'unione che diventa mistica e che va a colpire chiunque metta in dubbio la veridicità e la sacralità di tale affermazione.

È questa la via che conduce a uno dei personaggi più disturbati mai visti al cinema, incapace di intrattenere una vita normale, di avere amici, relazioni sessuali stabili, uno straccio minimo di lavoro né tanto meno una parvenza di etica e responsabilità verso gli altri.
Un uomo che vive alla giornata parlando e vivendo poco, trovando i pochi attimi di gioia nella realizzazione di quella identità mistica di cui si è parlato sopra.

Da qui si potrebbe allora partire con i diversi gradi di lettura del film: estremizzazione di un mondo di star, consumistico e identitario, in grado di far "ammalare" un individuo della periferia del terzo mondo di "pop art" fino a farlo uscire dalla realtà; perdita di ogni senso di savoir vivre dovuta alla brutalizzazione di un paese catapultato negli orrori più atroci dalla dittatura di Pinochet, un regime che pur di individuare alcuni poveri ingenui sinistroidi con i loro volantini si dimostra incapace (o forse se ne disinteressa) di fermare ogni tipo di delitto che non sia squisitamente politico; messa in evidenza del nesso tra degrado socio-economico e desolazione individuale