Vikyg13 9½ / 10 07/10/2009 11:44:01 » Rispondi Ammetto che i primi minuti (forse la prima mezz'ora abbondante di film, poco più) ero deluso. Sì, soliti bei dialoghi tarantiniani ma ho temuto che il mio amato regista fosse rimasto vittima di sè stesso. Nomi dei personaggi che troneggiano in stile '70, suddivisione in capitoli e aneddoti come quelli del topo sembravano solo un rimescolamento di quanto già visto in Pulp Fiction, Kill Bill e Grindhouse ma tutto con meno mordente e meno originalità, ho pensato che Tarantino fosse ormai diventato schiavo di sè stesso. Ero molto deluso.
Poi la luce, perchè Bastardi senza Gloria introduce tutto quello che c'è di nuovo in Tarantino e nel suo film distaccandosi dai suoi predecessori. Tarantino propone meno violenza perchè il sangue lo abbiamo avuto in Kill Bill e ci propone sequenze esplicitamente comiche. Gioca con le lingue, mescola italiano, francese, inglese (la versione in lingua originale è consigliata). Mostra personaggi di grande spessore (su tutti la proprietaria del cinema, bellissima attrice fra l'altro), mette Brad Pitt in un angolo e così lui è attore e personaggio, non star. Tarantino ci rivela un magnifico, anzi, straordinario, Waltz (Landa per intenderci) che diventa perno del film, è il cattivo dei cattivi ma finiamo con l'amarlo, non potremmo farlo altrimenti. Bastardi senza Gloria è molto verboso, per alcuni eccessivamente lungo, ma ogni dialogo superfluo ti fa stare dentro il film, lo rende vero, rende vero ogni personaggio e così stare al tavolo con la star tedesca in una bettola di ubriachi nazisti è un piacere anche per lo spettatore. Si esce dal cinema con la voglia di rivederlo immediatamente soprattutto perchè tutto si conclude col sublime finale...
..Ci si aspetterebbe una continuità storica e ci si chiede nella fine del film come tutti i nostri protagonisti possano fallire nell'intento di uccidere Hitler. Tarantino con humor e leggerezza fa ciò che nessun altro film aveva avuto il coraggio di fare: stravolge una pagina di storia sin troppo dolorosa per essere raccontata diversamente. La mitologica figura di Hitler è dipinto come un megalomane nevrotico sembra quasi una desperate housewife piuttosto che il carnefice che è stato. In questo film la vendetta è Tarantino a prendersela oltre che i suoi personaggi e la regala agli spettatori: rinchiudere i tedeschi in un cinema in fiamme e trivella Hitler come un insignificante pupazzo. E' la vendetta degli ebrei dice il film stesso e ad attuarla è, appunto, il cinema stesso. La leggerezza di Tarantino questa volta è al servizio dell'emotività e dell'anima. Tarantino compiace ed emoziona stravolgendo la storia, ci fa un piccolo (in realtà grande) regalo con quello che, forse, è il suo capolavoro e, nel finale, Tarantino non nasconde neanche questo: regala alla sua ultima opera questo "piccolo" appellativo. Non è presunzione, è intelligente ironia.