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LA FINESTRA SUL CORTILE regia di Alfred Hitchcock

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elio91     9 / 10  25/04/2010 11:55:06Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Siamo tutti depravati,è un dato di fatto. A patto che non si scada nella pura volgarità."

Un (magnifico) James Stewart è il protagonista di questa pellicola. L'everyman per eccellenza,però,questa volta diventa voyeur per noia e noi con lui. Dalla sua finestra possiamo vedere vite,solitudini,pulsioni sessuali e musica.
Noi siamo James Stewart,in questo film più che mai.
Siamo noi i voyeur,perché la curiosità,forse nemmeno malsana,di dare un'occhiata nell'appartamento di fronte,alla privacy di qualcun'altro è venuta a tutti,inutile negarselo. E in determinate circostante può anche diventare un passatempo,e più di un passatempo: un ossessione.

La finestra sul cortile è probabilmente la summa del cinema Hitchockiano: ambientato del tutto in un piccolo appartamento,con tematiche quali l'incompatibilità tra uomo e donna,il sesso,la gelosia e naturalmente l'omicidio. Il tutto condito dall'humor di Hitchock,che qui trova la sua incarnazione nel personaggio di Thelma Ritter,l'infermiera senza peli sulla lingua e impicciona di James Stewart (non impicciona quanto lui,però).
Un Hitchock che all'inizio,in pochissime inquadrature e con pochissime frasi,delinea davanti a noi la situazione del protagonista, fotoreporter da mesi con la gamba ingessata e sulla sedia a rotelle a causa di un incidente in macchina. Fidanzato con una giovane e splendida ragazza sofisticata e insicuro della sua relazione,non trova di meglio da fare per evitare di pensare a questa sua condizione che fare il voyeur. La noia è tanta,e più è la noia più Jeff diventa un vero e proprio dipendente dalla sua finestra che gli permette di vedere i personaggi del suo vicinato.
La macchina da presa non si allontana mai dall'appartamento di Jeff,in pratica. Ma sono fantastici i campi lunghi fatti dalla sua posizione che ci permettono di vedere tutto dalla stessa soggettiva del protagonista. Forse è uno dei film in cui lo spettatore riesce meglio ad identificarsi con il personaggio protagonista. Questo è palese già dalla scelta di Stewart,uomo che sin dall'aspetto rappresenta l'uomo normale per eccellenza (e Hitchcock lo adorava per questa sua caratteristica).
Poi la situazione in cui si viene a trovare è incredibilmente intrigante e realistica. Il modo in cui il regista riesce a girare dando veramente l'impressione che noi spettatori siamo dentro l'appartamento è fantastico. Tecnicamente ineccepibile.
La scena in cui è in apprensione per la fidanzata riesce a toccare realmente i nervi dello spettatore,che si trova sul filo del rasoio per tutta la sequenza. La suspance quindi c'è,anche se solo negli ultimi venti minuti.
Ma il resto del film non manca di spunti interessanti,come detto: dalla situazione in cui si trova Jeff,fino alla sua "indagine" che procede per visioni dal binocolo. Lui che è abituato alle immagini,essendo un fotoreporter. E sarà proprio questa sua qualità,e la sua macchina fotografica,a salvarlo.
L'unica cosa che riesce ad allontanarci dall'identificazione con il personaggio di Stewart è Grace Kelly:una donna così non esiste veramente sulla faccia della terra. Il primo piano che Hitchock,da tanti espertoni definito "misogino", le regala è tra i più belli della storia del cinema. Ma qui non è tanto la bravura del regista,è la bellezza dell'attrice.
Uno dei capolavori del regista,insomma,definito da qualcuno come noioso e sopravvalutato all'eccesso. Intrattenimento da salotto borghese privo di coraggio. Ma non si conta che nel 1954 fare al cinema una storia così è solo all'apparenza un intrattenimento semplice che strizza l'occhio al pubblico. Perché Rear Window ha in realtà un sottotesto corrosivo sul voyerismo e sui rapporti di coppia,il tutto trattato nella maniera più leggera e accomodante possibile,certo,ma il finale divertente conferma la sensazione: non si cambia,si peggiora. Ma non è di certo un dramma: è la natura dell'uomo. Quindi si può ridere tranquillamente anche se l'humor di Hitchock è qui probabilmente più cattivo che mai,non perché sia solo macabro ma perché delinea la nostra condizione.
Hitchcock in ogni caso è riuscito nel suo intento:nessuna volgarità. Ma siamo lo stesso dei depravati.
elio91  25/04/2010 11:58:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Tralasciando che sono riuscito a scrivere giusto il nome di Hitchcock solo due volte.
oh dae-soo  25/04/2010 12:23:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Come già accennato da te,in questo grande film l'immedesimazione, più che dalla vicenda, è data dalla tecnica usata (binocolo). Pensa ad esempio al bellissimo Lebanon. Stessa tecnica, spazio chiuso (anzi "chiusissimo" data l'impossibilità anche qui di muoversi) e mondo esterno visibile solo da un obiettivo. Siamo costretti ad immedesimarci, non solo portati come in altre pellicole, perchè non farlo significherebbe, praticamente, non capire il film, quasi non guardarlo. Saluti.
elio91  25/04/2010 12:30:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Infatti,la capacità registica di Hitchcock qui è a livelli incredibili. Riesce a farci immedesimare naturalmente,con scelte stilistiche coraggiose (ambientazione unica,frustrazioni e reazioni del personaggio di Jeff che sono le stesse che ognuno di noi avrebbe,inquadrature degli appartamenti e di tutta la vicenda dalla soggettiva del protagonista). E anche con la storia,perché parte tutto da lì.

Non ho visto Lebanon,ma mi informerò. Ciao.
oh dae-soo  25/04/2010 12:39:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
No, no certo, l'intero film in tutte le sua componenti porta all'immedesimazione (trama, tecnica, sentimenti, etc..). Quello che volevo dire è che con quel tipo di tecnica l'immedesimazione è ineluttabile, obbligatoria. Tanti film, quasi tutti, vogliono che noi ci identifichiamo col protagonista(riuscendoci o no...) ma qui Hitchcock, con questo "trucco" ci costringe a farlo. E noi, del resto, ne siamo ben contenti. A presto.