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IL POSTINO SUONA SEMPRE DUE VOLTE regia di Tay Garnett

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stratoZ     6½ / 10  08/04/2024 13:16:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Era il periodo in cui il noir era in piena forma, al massimo della sua prolificità, "The postman always ring twice" ne è un perfetto esempio ed è diventato uno dei classici di culto del genere. Palesi sono le influenze che un capolavoro come "Double indemnity" di Wilder ha avuto su quest'opera, anzi in realtà lo ricorda in tutto e per tutto, sia dalle dinamiche narrative - e grazie direi, i film sono tratti da due romanzi dello stesso autore - sia per le scelte stilistiche, Garnett ripercorre gli archetipi rappresentativi che già Wilder aveva utilizzato, basti vedere l'entrata in scena della femme fatale, con la Stanwyck e il suo dettaglio sulla cavigliera, qui pure Lana Turner viene inquadrata con questo tilt dai piedi in su, col suo completino bianco e fino alla folta chioma bionda che ammorba e affascina sia il protagonista che lo spettatore.
Detto questo però, penso che il film in questione non riesca a raggiungere lo splendore ne' di "Double Indemnity" ne di altri grandi noir di punta del periodo, se la rappresentazione visiva riesce ad essere comunque di alto livello, con uno splendido uso della fotografia in bianco e nero - tra l'altro viene spesso utilizzata in maniera diegetica, basti vedere tutti i riferimenti alla bolletta della luce che vengono fatti - non è altrettanto valido a livello registico, per intenderci, è godibile, ma penso il film abbia un problema di ritmo, ma attenzione, il problema di ritmo non è per la lentezza, paradossalmente ho trovato il problema contrario, il film ha un ritmo troppo veloce con questa catena di avvenimenti a susseguirsi che non lasciano allo spettatore la possibilità di scendere a fondo nelle sensazioni.
Prendiamo per esempio tutta la sequenza post omicidio di Nick, non vi è neanche il tempo di provare la tensione di essere scoperti, non vi sono sospetti o eventuali tali, arriva il procuratore, fa confessare tutti, manda tutti al processo, così velocemente da non far provare assolutamente nulla allo spettatore. Stesso discorso è applicabile ai successivi ricatti nei confronti della coppia di protagonisti, o ancora, anche all'inizio, quando scoppia la passione, pochi indizi, poca seduzione, arriva lui e taaac, subito limone, a mio parere tutta questa fretta smorza parecchio le emozioni, limita il lirismo, vi è una narrazione quasi a catena di montaggio con una regia che sta al servizio della storia e risulta poco personale.

Certo, il film rimane comunque un noir godibilissimo, la sceneggiatura è solidissima, priva di buchi - probabilmente è merito del romanzo - e lascia anche un forte significato fatalista, con questa metafora del postino, inteso come una specie di karma, che prima o poi tornerà a bussare per regolare i conti. Garnett regala anche qualche bella sequenza, forse quella che mi è rimasta più impressa è quella di Cora e Frank che ballano in penombra accompagnati dalla chitarra di Nick, ma anche le scene ambientate in spiaggia hanno una buona valenza emotiva.

Per il resto si concentra sulla coppia di protagonisti e il loro rapporto, visto come morboso e spesso diabolico, con entrambi interessati ai propri interessi, dominati dalla passione e dalla brama, umani e impauriti da una situazione che sembra sfuggirgli di mano, che però a prima occasione utile non si faranno problemi a tradirsi per salvare la pelle. Da notare come uno dei motivi scatenanti del piano non solo l'amore quanto anche l'attività di Nick che entrambi i protagonisti bramano per assicurarsi una vita più agiata.

Potenzialmente poteva essere un gran film, nonostante qualche scelta discutibile, rimane comunque valido.