caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

MARNIE regia di Alfred Hitchcock

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
amterme63     7½ / 10  09/03/2009 18:11:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il problema di questo film è quello di portare la firma di cotanto regista e di venire dopo due film superlativi come Psycho e Gli Uccelli. Bisogna perciò evitare di giudicarlo solo in base a paragoni con altre opere di Hitchcock.
Detto questo bisogna dire che se c'è un difetto in questo film, non è tanto nel tipo di tema trattato, ma nel modo forse troppo prolisso e "annacquato" con cui è svolto. Scenografia e fotografia sono come al solito molto curate anche se si fa sentire in maniera negativa l'abitudine di Hitchcock di girare quasi sempre in interni.
Ancora una volta lo spettatore viene incuriosito da una delle tante "anormalità" che caratterizzano la variegata mente umana. In questo caso Marnie, una giovane ragazza molto bella, assolutamente perbene e irreprensibile, impiega la sua vita a entrare nelle grazie di datori di lavoro per poi derubarli.
Perché faccia questo non viene mai direttamente spiegato. Impellente bisogno di denaro? Probabile, visto che oltre se stessa deve mantenere un'anziana madre. C'è da dire però che le somme che ruba sono abbastanza irrisorie e che ripete di continuo le imprese, come se provasse piacere nell'atto di rubare, come pure tutte le volte a cambiare identità.
Cleptomania? Quasi sicuramente, visto che ha un rapporto molto conflittuale con la madre e in generale con gli uomini e con il sesso. Naturale quindi nascondersi davanti alla realtà con identità fittizie e vendicarsi del mondo esterno "derubandolo". Odia l'umanità e ama invece i cavalli.
Un carattere molto complesso e drammatico (ha incubi e fobie) che però Tippi Hendren non riesce a interpretare con la dovuta profondità, risultando spesso monoespressiva.
A rendere la storia un po' generica e convenzionale concorre anche il personaggio di Mark, un ricco, bello e affascinante capitano d'azienda, impersonato da un suadente Sean Connery. La vicenda a questo punto prende decisamente i toni della commedia rosa molto di moda allora (mi ha fatto pensare alla Contessa di Hong Kong di Chaplin). Altro modello è "Io ti salverò". Mark si prende a cuore la vicenda di Marnie e fa di tutto per "curarla" un po' come la dottoressa Ingrid Bergman. Veramente si fa fatica a capire come Mark possa essersi innamorato di Marnie e perché continui a insistere a stare insieme a lei, visto il suo strano comportamento. In "Io ti salverò" la cosa era meglio ingegnata e comprensibile. Qui il carattere esteriore (la bellezza, la ricchezza) della vicenda offusca un po' il nucleo emotivo e psicologico.
A fronte di molte scene interlocutorie, il film accellera e brucia letteralmente tutto negli ultimi 10 minuti, dove diventa estremamente drammatico. I nodi alla fine vengono al pettine e in qualche maniera vengono finalmente affrontati, anche se non si sa se verranno risolti o no. Il film lascia (giustamente) la vicenda un po' in sospeso.
E' insomma grazie allo splendido finale che il film riesce alla fine a lasciare il segno in chi lo guarda.