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MARNIE regia di Alfred Hitchcock

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BlackNight90     8 / 10  07/07/2010 03:15:28Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'ultimo vero grande film di Hitchcock è un film atipico, non un thriller ma un dramma incentrato sulla psiche di una donna: non è certo la prima volta che un film del maestro inglese ruota tutto attorno ad una figura femminile né che ci sono elementi prettamente psicanalitici (La donna che visse due volte, Io ti salverò), ma questa volta il ritratto di donna che ne esce è più che mai vivido, passionale ed intimo, dunque imperfetto, anche perché c'è un po' dello stesso Hitchcock in Marnie.
A questo proposito mi piace la definizione che ne diede Truffaut come di un "grande film malato" (ovviamente non nel senso dispregiativo o infantilmente morboso del termine).
Marnie la bionda (quante bionde nel cinema di Sir Alfred! una vera ossessione, come si nota nell’indugiare della mdp sui suoi capelli o quelli della bambina), frigida, cleptomane e bugiarda: una bravissima Tippi Hedren, che con Hitchcock ebbe una relazione non solo professionale, che non fa rimpiangere l'assenza di Grace Kelly.
Meno convincente Sean Connery nel panni del marito premuroso e improvvisamente esperto di psicanalisi: il suo personaggio appare forzato forse perché è proprio lo stesso Hitchcock a non voler puntare tutto sull'aspetto psicanalitico ("Chi ti credi di essere? Freud?") quanto sui sentimenti, su quell'amore, venato da un non celato erotismo che pervade tutto il loro rapporto, che è l'unica cura che si prospetta alla fine per la giovane donna.
E se nel finale la soluzione del suo mistero può non sembrare una "gran cosa", è lo stesso un grande esempio di quegli intensi climax emotivi che Hitchcock sa creare.
Tra parentesi, Hitch avrebbe voluto fare un film più "esplicito" (un po' come farà col successivo Frenzy), una vera e propria rappresentazione di un amore feticista, ma era troppo avanti rispetto al suo pubblico: peccato, sarebbe stato interessante vederlo.
Rimane un intenso dramma psicologico, non sempre dal ritmo brillante e artificioso in alcune sequenze da sembrare antiquato, che segna anche la fine del rapporto col sempiterno Herrmann: anche per questo forse Hith non tornerà più ai vecchi splendori.