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MILK regia di Gus Van Sant

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pompiere     8 / 10  11/02/2009 12:07:48 » Rispondi
La paura è un'emozione subdola, spesso grave e incontrollabile, a volte derivante dall'ignoranza di ciò che non conosciamo oppure indotta artificiosamente per piegare le masse ai propri voleri.

Ed è curioso (ma soprattutto arrendevole) distinguere ancora oggi le paure che oltre 30 anni fa furono al centro delle prime lotte dei diritti civili degli omosessuali.

Già allora si dibatteva sulle crociate pro e contro l'istituzione familiare (come se il riconoscimento di ulteriori diritti civili potesse limitare diritti già acquisiti), sui presunti attacchi alle fondamenta della società e alle "leggi di Dio", si equiparavano (e se leggiamo le dichiarazioni sui quotidiani di oggi, è frustrante vedere come niente sia cambiato) i gay alle prostitute, ai ladri, ai pedofili.

Grazie ai meriti artistici di Gus Van Sant e al suo tempestivo impegno produttivo, vengono nuovamente (perchè c'è sempre bisogno di riaffermare!) rispolverate le campagne civili e politiche che infiammarono gli Stadi Uniti d'America negli anni '70.

Van Sant, abbandonando per un po' le sue ultime narrative "sciolte", destrutturate e meditative, opta per una regia di taglio quasi documentaristico (eccezionale è il lavoro svolto per ricostruire il quartiere Castro a San Francisco) alternata a riprese di impianto tradizionale.

Si concede solo qualche ardimento (l'immagine che si riflette sul fischietto gettato a terra, la morte di Milk con "la Tosca negli occhi") per poi ritornare introspettivo, lento e profondo allo stesso tempo (la parte centrale è un po' spenta, il film si ripiega su se' stesso e diventa macchinoso e paradossalmente politico nei contenuti, nei termini usati e nella rappresentazione) e ancora chiudere in modo sollecito e urgente (la risposta migliore alla "Proposition 6", il referendum per bandire i professori omosessuali dalle scuole della California, viene esternata così da Harvey Milk: "se fosse vero che i bambini imitano gli insegnanti, avremmo in giro un numero incredibile di suore").

Sean Penn è di una delicatezza interpretativa disarmante, sciolto e radioso come i suoi sorrisi; ricorderemo per sempre anche il movimento delle mani e il formarsi delle rughe sul suo volto.