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DIES IRAE regia di Carl Theodor Dreyer

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Crimson     10 / 10  13/10/2007 17:16:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La potenza di un film. Cupo e angosciante, perennemente basato su nette contrapposizioni: dolore/felicità, peccato/innocenza, accettazione/non accettazione della morte. Personalmente è quest'ultimo scontro esistenziale ad alimentare le mie riflessioni e la mia visione del film. Ambientato nel medioevo, l'età della perdizione per eccellenza, è un film che secondo me và inteso per ogni periodo storico perchè tratta le più profonde riflessioni umane, che non hanno tempo (ciò lo accomuna in parte a 'il settimo sigillo'). Ciò che più mi logora è la non accettazione, dicevo. Alle parole iniziali della strega, che confessa di temere la morte, fanno da contrappunto quelle del pastore, che sostiene di affrontarla, al contrario, con coraggio, perchè 'la morte è l'inizio della vita'. E' questa accettazione? neanche per sogno. La cultura cristiana millenaria nella quale siamo tuttora immersi, parere assolutamente personale e opinabile, spinge alla non accettazione della finitezza. E' qualcosa che si è imposto in modo totalmente differente da ciò che sosteneva il conterraneo di Dreyer, Kierkegaard, ne 'la malattia mortale', parlando di disperazione. Credo che lo stesso Kierkegaard approverebbe un film siffatto, che stigmatizza prepotentemente il senso di sopraffazione che tramite la parola dio si vuol fare di ogni cosa. Nel senso che il mistero della morte vuol essere a tutti i costi spiegato tramite un caprio espiatorio: in questo caso la strega. E' il modo differente di intendere il peccato. La madre e il pastore lo vivono anche se in modo apparentemente differente nella stessa brutale sopraffazione morale, della morale che tanto rivendicano a piè mani in nome di un dio superiore. Entrambi commettono omicidio (morale) ritenendolo giustificato da una legge divina, che non è altro che il prodotto del processo di non accettazione che cercavo in modo grezzo e del tutto personale di tracciare pocanzi.
E' persino irritante la figura di Ann col suo amore totalizzante, anche se comprensibile per via di un'adolescenza strappata via dal pastore. Ma la sua catarsi finale è a dir poco allucinante. Quasi (e sottolineo quasi) un Ivan Karamazov al femminile. La vera redenzione dal peccato passa attraverso uno scatto morale (e qui modestamente trovo che davvero il termine 'morale' trovi pace, una sua giusta collocazione) successivo, che và al di là, in cui la coscienza opera il suo passo decisivo verso la rigenerazione totale nei confronti del concetto stesso di peccato. Eccezionale come tra l'altro sia Ivan che Ann nel mettere a nudo la loro coscienza passino col nominarla (e nel caso di Ivan, vederla) come Satana.
Uno scatto da donna terrena finalmente libera dall' 'omnia vincit amor' e che si pone addirittura al di sopra del movimento del figlio del pastore. Martin, dapprima preso dall'amore, passa per la compassione nei confronti del padre e la presa di posizione nei confronti di quella morte piuttosto che abbandonarsi al sentimento dilagante, fino a giurare il vero (ossia che nessuno ha compiuto 'tecnicamente' omicidio nei confronti del padre).
E come sempre la verità è multidimensionale, 'and sometimes it's right to be wrong'.
Crimson  20/10/2007 14:11:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
False

Expose yourself
As being honest living a good Christian life
Pretend to care for the really poor
With your charity they'll survive
TV-shows to raise huge funds
For refugees left to die
Flee from poverty, caused by war
Fought with weapons your provided

The truth, a bunch of lies
The majority believes
Religion a legal way
For murder, as they please

Malnutrition, civil
War millions live in poverty
For your last hope
Give what you can spare, religion means cash.

Creating wars to sell more arms
Buying governments, peace denied
Multinationals don't care for life
Bigger profits is their goal

The more I see
Strengthens my opinion
That you are polished shit
And I won't be a part of what you claim to be.

(JC DeKoeijer 1992) - mercoledì al rainbow di Milano realizzo uno dei miei sogni.
amterme63  18/10/2007 20:58:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sei riuscito a cogliere molto bene le dicotomie del film, in continua dialettica fra di loro. C'è chi trasforma la propria "fede", la propria sicurezza di possedere la verità in desiderio di morte: propria, uccidendo tutto quello che fa viva e vitale una persona, cioè la gioia, le risate, le caz.zate (come quelle che piacciono anche a te, come hai scritto nel tuo commento a Stalker) e degli altri che invece osano vivere questa parte "proibita" dell'animo umano. Invece il grandissimo personaggio di Anne accetta la sfida della morte e riesce con essa a trionfare, ad affermare la propria forza e la verità della propria "fede". Come Giovanna d'Arco va fino in fondo e vince proprio annullando se stessa nel suo essere spirituale, messaggio ed esempio per l'umanità.
Il film non si svolge nel medioevo ma agli inizi del 600, ma non è che fosse poi tanto meglio come epoca. Hai visto la mia recensione al film? Ti consiglio vivamente di vedere anche Ordet di Dreyer, altro grandissimo film sul tema della morte. Dreyer era un profondo conoscitore di Kierkegaard e ha condiviso la sua lotta per coniugare libertà e norma, presente ed eternità.
Crimson  19/10/2007 12:51:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ahahah speravo che nessuno si accorgesse che ho inserito il medioevo nel diciassettesimo secolo :PPP
innanzitutto ti ringrazio per l'intervento. Non mi ero accorto ci fosse la recensione, l'ho letta e l'ho trovata molto interessante. Devo acora riflettere su ciò che scrivi anche qui sopra riguardo la 'fede' e la 'spiritualità' di Anne.
Interessante sapere che Dreyer amava Kierkegaard. Non mi stupisce, ecco uno dei punti di congiunzione con Bergman allora (e poi entrambi arrivano subito al dunque, sembrerebbe).
Nooo non dirmi che ti sei sorbito tutto il discorso di 'stalker' :D come hai fatto? ti sei preso delle pause ahaha. Sinceramente credo che mai qualcuno mi abbia spinto a riflettere così tanto, e ci sto ancora riflettendo su quei discorsi hihihi :P ciao
amterme63  19/10/2007 21:13:11Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ciao Mauro. Anche a me Dreyer e Tarkowskij mi hanno insegnato a capire tante cose, tipo il concetto di "fede". Si ha "fede" quando si crede in dei valori universali che dovrebbero regolare l'esistenza e la società umana. E' un'idea che ti guida nella tua vita e nei rapporti con gli altri, in cui vorresti credere. Non importa se viene da Dio, dalla ragione o da pincopallino, è la fiducia nel futuro dell'umanità o paradossalmente anche il suo contrario. Anche chi nega che ci sia un principio o una speranza, in fondo ha una "fede", perché si crea comunque una convinzione. Il contrario di "fede" è l'indifferenza, il lasciarsi vivere trascinato dalla corrente, senza mai porsi una domanda. Io "credo" ad esempio nella libertà, nel rispetto reciproco e nella solidarietà e cerco di praticarli senza pretendere di essere perfetto o di avere ragione (e senza aspettare niente in cambio).
Certo non c'è solo la riflessione nella vita, c'è anche la pratica. Mi piace pensare ma mi piace anche tanto godere dei piaceri di questa permanenza sulla terra :)) In buona compagnia dico anch'io tante caz.zate...
Crimson  19/10/2007 22:20:41Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
grazie. E' che ogni volta che ascolto o leggo questa parola, 'fede', la associo a quella religiosa et similia.
Se imparassimo a non pretendere di avere ragione sarebbe un traguardo inspiegabilmente grande.
Quello a cui vorrei credere e che vorrei essere è scritto in queste righe:

"C'è pure chi educa, senza nascondere
l'assurdo ch'è nel mondo,
aperto ad ogni sviluppo
ma cercando d'essere franco
all'altro come a sé,
sognando gli altri come ora non sono:
ciascuno cresce solo se sognato."
amterme63  20/10/2007 17:26:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Molto belle queste righe, Mauro. Mi fa piacere che anche tu cerchi di vivere cosciente di te e degli altri, di quanto siamo tutti deboli e forti allo stesso tempo. Ma tu scrivi? Hai comunque dei bei gusti.
Crimson  20/10/2007 21:02:30Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
magari fossero mie :D io comunque non scrivo ma mi diletto in racconti stupidi. Se ti và di leggere qualcosa puoi andare qui

http://www.poesieracconti.it/racconti/opera-2172

ciao!
amterme63  22/10/2007 20:50:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi


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Crimson  22/10/2007 22:50:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi


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Crimson  19/10/2007 12:53:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ah grazie per il consiglio! m'interesserebbe vedere anche 'gertrud'.