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BRAZIL regia di Terry Gilliam

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martina74     9 / 10  31/10/2006 17:32:41Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Apparentemente Brazil è un film sgangherato, senza capo nè coda, con personaggi surreali e al limite del nonsense: la sensazione di trovarsi in un baraccone in viaggio su una strada dissestata - quella che si prova guardando un film dei Monty Phyton - è presente anche in questo lavoro di Gilliam, ma l'ironia amarissima già abbozzata nei film "corali" si amplifica qui in maniera eclatante.
Il mondo di Brazil (somewhere in the twentieth century) è allucinante: il controllo assoluto esercitato dallo stato si esemplifica in ogni frammento dell'immenso puzzle della società, dalla schedatura di ogni singolo individuo alle ammende immediate per chi osa sgarrare (anche solo per cambiare un tubo rotto), dall'esasperata attenzione verso l'esteriorità (che sia quella facciale o quella dei reticoli di tubazioni, anch'essi a vista) all'assenza di spazi privati sacrificati a scapito di pareti vetrate e automobili dai tettucci trasparenti. Tutto è eviscerato, risvoltato per poter essere posto sotto la lente di ingrandimento dello stato e quindi della burocrazia.
A questo sistema tecnocratico - al contempo futuribile e obsoleto nella rappresentazione - pochi rispondono con attacchi terroristici che hanno l'impatto emotivo di una bombetta puzzolente di martedì grasso: praticamente tutti sono incapaci di ribellarsi e, anzi, indolenti di fronte alla realtà in cui si trovano a sopravvivere. Coloro che lo fanno sono costretti a torture medievali da cui la maggior parte delle volte non tornano più.
Sam vuole sfuggire dal sistema pur essendone un ganglio per alcuni indispensabile, perchè è innamorato (e quindi anche lui mosso da una pulsione egoistica), ma sembra che l'amore non possa essere contemplato in un sistema "perfetto" come quello di Brazil: i sentimenti sono decisamente incompatibili con il dovere di ognuno di far rispettare le assurde prescrizioni dei ministeri e di denunciare chi non lo fa... e infatti Sam ne pagherà le spese, come i pochi romantici rimasti nella città dolente e inconsapevole.
Gilliam ci cala in una realtà in cui l'unica via d'uscita è il sogno, un'esasperazione della vita che molti di noi vivono quotidianamente, un terribile incubo di quello che potrebbe essere il futuro (o di ciò che è il presente, che viviamo senza accorgerci). Lo fa con un film bellissimo e amaro come un Centerbe, alla fine del quale proviamo compassione per i perdenti e rabbia e pietà per i vessatori, comprendendo tuttavia che talvolta le figure si confondono, e i nemici siamo noi stessi.
Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Jellybelly  31/10/2006 17:47:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Applausi a scena aperta.
martina74  31/10/2006 18:08:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Per Gilliam, ovviamente. ;)