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CAVALLERIA RUSTICANA regia di Franco Zeffirelli

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dobel     2 / 10  05/05/2010 17:39:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Trarre un film da un'opera lirica è un'operazione quanto meno rischiosa. I tempi del melodramma non sono quelli del cinema e il linguaggio enfatico e retorico della lirica mal si sposa con lo stile più colloquiale del cinematografo. Zeffirelli (ottimo regista lirico, e più che discutibile regista cinematografico) si cimenta spesso in operazioni nelle quali la musica è protagonista, operazioni purtroppo imbarazzanti: ricordo 'Il giovane Toscanini' oppure 'Callas Forever', due filmacci che non hanno nulla a che spartire con la realtà dei fatti e tanto meno con l'arte. Qui siamo alla trasposizione bella e buona di 'Cavalleria rusticana' di Pietro Mascagni, l' atto unico (primo classificato al concorso indetto dalla casa editrice Sonzogno, secondo classificato un ragazzo di nome Giacomo Puccini con 'Le Villi') che nel 1890 aprì le porte al verismo musicale e alla cosiddetta 'Giovane scuola'. Zeffirelli porta di fronte alla macchina da presa gli stessi cantanti che incisero l'opera alla Scala sotto la bacchetta di George Pretre: Placido Domingo, Renato Bruson, Elena Obraztsova e la vecchia gloria Fedora Barbieri.
Ora, il problema è il seguente: la componente musicale del film deve essere oggetto di giudizio? Se si, si tratta di uno dei peggiori prodotti di sempre; se no, si tratta solo di un filmetto mediocre senza motivi di interesse. L'ambientazione di Zeffirelli è del tutto senza sorprese (niente a che vedere con lo spettacolo di Strehler e la direzione di von Karajan, rappresentato sempre alla Scala pochi anni prima di questo); un paesino della Sicilia con la chiesetta, l'osteria, le case e la piazza dove il tutto si svolge. Almeno i cantanti provano ad aprire bocca a tempo di musica, cosa che non sempre riesce agli attori. Musicalmente è una vera schifezza: Pretre (grande interprete del decadentismo francese) col verismo italiano non c'entra assolutamente nulla. Per quanto riguarda Domingo, basterebbero due sole frasi di Di Stefano o di Gigli, di Corelli o di Pertile per non annoverarlo nemmeno fra i tenori; La Obraztsova urla a più non posso e Bruson, nella propria piccola particina non fa danni anche perché è il solo vero artista del mazzo (anche se fuori repertorio). Purtroppo non brilla nemmeno il grande coro scaligero all'epoca ancora diretto da quel mago assoluto che fu Romano Gandolfi. Quindi come è il film? Per me inascoltabile... quindi nemmeno guardabile!