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KATYN regia di Andrzej Wajda

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     8 / 10  30/08/2009 20:35:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Come capìta praticamente ogni anno, i migliori film della stagione sono quelli che non ha visto praticamente... nessuno.
Distribuito poco e male con scarso rispetto degli spettatori, "Katyn" è una splendida rievocazione storica, capace di mettere in secondo piano l'idealismo democratico del regista (quello di tutti i soldi che si è fatto Walesa per combattere il comunismo per es.) e il sensazionalismo demagogico che pure emerge qua e là, tipico delle scelte stilistiche del regista.
Che resta comunque un immenso comunicatore ("Le armi non si depongono di fronte al nemico, ma di fronte a se stessi") e mi ha letteralmente travolto con l'illogica e oscura trama di morte della guerra, col brutale annientamento dell'umanità, con tutto quello che ingenuamente crediamo di poter rimuovere o conoscere per la prima volta.

Una storia vissuta su fronti sociali opposti, senza distinzione di ideologia o di potere territoriale.
Un film che racconta magistralmente anche la perdita d'identità, la ferita aperta, lo smarrimento culturale e geografico del dopoguerra, e in questo senso soprattutto la seconda parte è notevole.
Senza esagerazioni, ci sono immagini che entrano di diritto nel miglior cinema europeo di questi anni, come la vicenda del docente universitario che esce di casa vestito a festa per non tornare mai più, la sopraffazione ideologica nei confronti di una vedova e, soprattutto, i 15 minuti finali prima del metaforico buio (la dissolvenza mentale?): saranno didascalici ma lasciano letteralmente il cuore nel fango e il loro impatto con noi (spettatori) sono indelebili.
Assolutamente da non perdere
Ciumi  30/08/2009 20:58:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ah, Wajda (non pensavo fosse ancora in attività), indubbiamente il regista che più si è impegnato, durante tutta la sua carriera, a descrivere, esplorare, e non dimenticare, gli orrori della guerra.
Nel bellissimo "I dannati di Varsavia" (1957) ricordo in quella fuga impossibile attraverso le fogne, uno degli episodi più angoscianti dell'intera storia del cinema.