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KATYN regia di Andrzej Wajda

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Niko.g     7½ / 10  05/11/2013 12:31:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'Agnus Dei di Penderecki mette il sigillo ad uno dei finali più sconvolgenti nella sua categoria.

Questa tragedia l'abbiamo conosciuta troppo tardi e molte persone nemmeno ne hanno sentito parlare.
La distribuzione cinematografica, così come le nostre scuole, non si sono mai risparmiate nell'ingrassare il filone delle condanne al nazismo e al fascismo, con riflettori direzionali accuratamente accesi e puntati. Un trattamento non riservato alla storia del Comunismo.
Questo film, opera austera e lucida dello Spielberg polacco Andrzej Wajda, da noi è stato distribuito in quattro sale, sommando quelle di Roma e Milano.

Capire cosa il Comunismo abbia realmente rappresentato, conoscere i suoi crimini, approfondirne l'ideologia al di là della riduzionistica definizione di "dittatura" (che molto semplifica e poco dice), potrebbero essere delle buone ragioni per scoprire "Katyn", che narra la deportazione e l'esecuzione di migliaia di civili e soldati polacchi da parte dell'Armata Rossa.
Tuttavia, se il Comunismo ha lasciato milioni di vittime lungo il suo aberrante percorso, ci si potrebbe chiedere quale rilevanza possa avere un crimine "minore" come questo.
In realtà, ciò che avvenne il 17 settembre del 1939 è emblematico per almeno un paio di motivi: innanzitutto per l'eccezionale momento storico (l'alleanza tra Hitler e Stalin) e in secondo luogo per l'aspetto puramente ideologico. Se Hitler puntava ad eliminare le razze (teoria razziale), Stalin eliminava le classi sociali (collettivizzazione forzata di massa). Per cui i membri della società non erano affatto considerati individui, ma rappresentanti di una classe o di una categoria sociale. Così gli ufficiali, gli ingegneri, i medici, i giuristi e gli intellettuali polacchi sterminati a Katyn, non vennero uccisi per ciò che avrebbero singolarmente potuto commettere contro il potere sovietico, ma per il solo fatto di esistere e di rappresentare un ostacolo ad un avvenire senza classi. Un metodo chirurgico per decapitare la Polonia e il suo futuro. Un crimine di guerra - come sottolinea Wajda - che non ha ucciso soltanto quelle vittime, ma ora dopo ora, giorno dopo giorno, anche le loro donne e i loro figli rimasti in attesa tra dubbi atroci, sotto il peso del silenzio e della menzogna. Perché i sovietici, come se non bastasse, addossarono la colpa dell'eccidio ai nazisti e i polacchi dovettero tacere. Per 45 anni.
Ma si sa, la Verità non può essere uccisa, né rinchiusa in una cella. Essa torna sempre prepotente a prendere possesso della Storia.
Intanto, da quella terra martoriata è già nato un uomo: si chiama Karol Jòzef Wojtyla. Al posto della falce e martello porta con sé una croce. E non ci sono muri e non ci sono pallottole che potranno fermarlo.


Cast: 7,5
Sceneggiatura: 6,5
Montaggio: 8
Regia: 8