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REBECCA, LA PRIMA MOGLIE regia di Alfred Hitchcock

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amterme63     8 / 10  07/10/2008 22:08:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Chi ha la ventura di guardare i film di Hitchcock seguendo l'ordine cronologico della loro uscita, non può fare meno di notare la notevole differenza stilistica fra il primo film americano e gli ultimi film girati in Inghilterra. Hitchcock è infatti costretto ad adattarsi alle convenzioni hollywoodiane. Prima di tutto deve mettere in evidenza alcuni personaggi che troneggiano su tutti gli altri. Questi personaggi devono rispondere a certe caratteristiche tipiche che li impongano in maniera semplice e diretta all'attenzione dello spettatore. L'importante è l'effetto emotivo, più che la naturalezza, la verosimiglianza del carattere. Si deve individuare un personaggio buono, virtuoso, semplice, pudico, anche se ingenuo che si faccia ben volere dallo spettatore (soprattutto americano) e che provochi indentificazione, partecipazione alle emozioni, alle paure e alle incertezze.
Ecco qua pronta Mrs De Winter: un personaggio stereotipato, molto convenzionale, comune nei romanzi ma raro nella realtà, reso in maniera secondo me un po' scialba da Joan Fontaine. Non può mancare poi il protagonista maschile, affascinante, affabile, cavaliere e virile allo stesso tempo. Laurence Olivier interpreta Mr De Winter da grande attore qual è e cerca di dargli spessore emotivo, proprio nel tentativo di renderlo più vivo e meno letterario. Poi c'è anche la "cattiva", la conturbante e misteriosa Miss Danvers, ricettacolo e sfogo di tutte le morbosità represse, tipiche del gusto americano.
Un abisso separa questi personaggi da quelli briosi, terra-terra dei film inglesi. Adesso non ci si può più permettere ironie, folclorismi o intermezzi satirici. Tutto deve essere concentrato sulla storia e sui personaggi principali: in Rebecca ad esempio i dialoghi sono studiati per spiegare e far svolgere la vicenda, non c'è una frase di più o una di meno. Le scenografie riproducono un castello che accende l'immaginazione più che riprodurre una realtà. Le riprese privilegiano i primi piani, proprio per dare risalto all'emotività dei personaggi. Insomma in Rebecca non mancano tutti i meccanismi oliatissimi che hanno portato i film di Hollywood a conquistare il mercato mondiale del cinema.
Eppure Hitchcock, da grande mesteriante qual è, riesce lo stesso a portare avanti il suo stile tipico e a dare al film l'effetto e il significato tipico delle sue opere: diffidare delle apparenze, imparare a convivere con una realtà imperfetta, conoscere le proprie e le altrui debolezze. Memorabili certe scene in cui si rimane annichiliti come la protagonista davanti a un soprammobile rotto, una mossa sbagliata o davanti al mondo lussuoso e conturbante di Rebecca. Tra l'altro spesso riesuma lo stile espressionista degli esordi, giocando molto con le luci e le ombre sulle figure dei personaggi. E' l'aspetto tecnico quello che esalta e riscatta il film.
Tra l'altro Hitchcock intuisce subito l'argomento che accende di più la tensione e l'interesse dello spettatore medio americano: la morbosità sessuale. Il film visivamente è castissimo ma l'immaginazione viene lasciata galoppare. Il personaggio di Rebecca (di cui non vediamo mai neanche un ritratto) è quello che più di tutti accende le fantasie represse (è bellissima, è dissoluta …). Poi c'è Miss Danvers, che da come si comporta si capisce che è una lesbica repressa e che era innamorata di Rebecca. Insomma Hitchcock non ha perso un colpo neanche con il trasferimento in un mondo completamente diverso da quello a cui era abituato. Il successo del film gli farà capire che ormai si può considerare un professionista della cinepresa, capace di insegnare come è complicato l'animo umano, un maestro di prim'ordine nel suscitare divertimento, partecipazione, sorpresa, tensione ed emozione.