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THE READER - A VOCE ALTA regia di Stephen Daldry

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Terry Malloy     8½ / 10  23/02/2009 14:09:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Un santone orientale chiedeva alla sua divinità pregando di risparmiargli di vivere in un'epoca interessante." (cit.)

la cinematografia degli ultimi mesi propone due film molto interessanti e ben fatti apparentemente sull'Olocausto. Uno è questo, l'altro è "Il Bambino con il Pigiama a Righe".
Dico apparentemente perchè in tutt'e due i casi m'è sembrato di riscontrare delle lacune nella trattazione del tema; rispetto ai classici del genere lo sterminio ebraico non mi sembrava essere fondante del film. Ma rispetto alla bellezza e alla compattezza stilistica e contenutistica dei film questo importante elemento non poteva costituire un difetto. E non lo è davvero. La narrativa di questo genere, diciamocelo, è ormai satura di film come "Il Pianista", semplicemente perchè ormai ogni aspetto di quegli eventi è stato ampiamente scandagliato..I registi di oggi si chiedono se non assuma un connotato di pregnante valore umano, filosofico ed esistenziale la narrazione di storie comuni (da romanzo) in un'epoca così potentemente caratterizzata come è quella nazista. è questa "l'epoca interessante" di cui parla la citazione iniziale, è un'epoca così piena di eventi (in verità l'autore si riferisce alla "tragicità" di un'epoca) che qualsiasi storia assumerà un portato filosofico differente. Di caratura ben maggiore, aggiungerei.
Come già notato Daldry non sviluppa troppo l'aspetto pur interessante (ma dissonante con la poetica atmosfera del film) della dialettica machiavelliana etica/legge riassunta nel personaggio ambiguo dell'avvocato sia per ragioni stilistiche sia per quelle succitate. (1) L'atmosfera poetica e sognante (da dramma d'amore) della prima parte non può venir compromessa dalla logica razionale della seconda. (2) il nazismo non è il vero argomento del film.
Lo è una bellissima storia d'amore che assume l'aspetto notevole di un salto generazionale, di un tentativo d'analisi di una logica, quella genitori-figli, che comprende in sè valori storici, sociali e personali. E paradossalmente sarà il figlio a chiedere alla madre cos'abbia imparato

"Ho imparato a scrivere"
maremare  23/02/2009 16:01:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
bel commento per un bel film che poteva essere sviluppato meglio e sfiorare il capolavoro. in fondo la storia d'amore non la trovo tanto 'bella': racchiude un dramma individuale che porta alla memoria un dramma collettivo. ricordiamo le analogie con il rapporto 'perverso' della winslet con le ragazzine ebree.
emblematica è la scena in cui lei lava il corpo del ragazzo, come potrebbe strigliare un cavallo (leggasi 'pezzo di carne' = oggetto)

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Terry Malloy  23/02/2009 20:14:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
no non parla di perversione, non mi sento di definirla così!
L'atmosfera è poetica e lieve, anche se presenta problematiche ben chiare! Detta così sembra la versione femminile dell'Allievo di Singer, pensaci bene.
Anche perchè la dolcezza dell'ultimo incontro e la scena finale come la spieghi? un padre non narrerebbe mai (o un regista) una storia di pedofilia in questo stile.
il rapporto perverso con le ragazze ebree non è specificato, l'autorità su di loro d'altronde permette la lettura senza il rapporto sessuale, ma in verità si evince ben poco.
Non la vedo come un personaggio totalmente negativo, ma hai perfettamente ragione quando parli di consapevolezza..
asprakina  05/03/2009 13:43:41Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mi spiace ma nell'incontro finale io non ci vedo dolcezza.
Ci vedo da parte di lui ansia, voler capire, trovare qualcosa per poterla "perdonare", in parte astio per avergli nascosto tutto, per averlo fatto innamorare per avergli influenzato la vita per sempre.
Lei cercava un contatto e un perdono che non riceve.
E' ovvio che ancora lui la ami, lei non so, ma la dolcezza è una componente minima secondo me.
Terry Malloy  07/03/2009 14:14:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
sì hai ragione, nell'ultimo incontro non c'è dolcezza. ma dopo la di lei morte sì, in tutti gli atti dell'avvocato (soprattutto il racconto alla figlia e il dialogo con l'ebrea)