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LA LEGGENDA DI NARAYAMA regia di Keisuke Kinoshita

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Tumassa84     9 / 10  24/01/2011 03:30:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La Ballata di Narayama è forse uno dei film esteticamente più belli che mi sia mai capitato di vedere. Realizzando quasi una via di mezzo tra un'opera cinematografica e una piece di kabuki, Kinoshita ci mostra dei virtuosismi notevoli nell'uso delle luci, dei colori, della colonna sonora, delle scenografie e della macchina da presa. Il passaggio da una scena all'altra è spesso molto teatrale, facendo per esempio avvicendare improvvisamente il giorno alla notte all'interno della stessa sequenza; e rifiutando così le regole del cinema narrativo tradizionale. Altre volte viene fatta letteralmente sparire la scenografia circostante per lasciare visibili solo i personaggi su sfondo nero, mentre nella bellissima scena del rituale i vari personaggi spariscono dopo aver svolto il loro ruolo.

La trama è molto semplice e pochi avvenimenti significativi si susseguono durante la pellicola: il film, infatti, vive di emozioni, di sensazioni, di introspezione; uniti appunto alla bellezza estetica, che contribuisce ad incantare lo spettatore e a immergerlo nelle atmosfere del villaggio. Il dramma è ancora una volta incentrato sul conflitto tra giri e ninjo, ovvero dovere e sentimento, come quasi sempre accade nei film in costume giapponesi. Ma qui il giri non è quello di un samurai verso il suo signore, bensì di una vecchia, Orin, e di suo figlio, Tatsuhei, verso la tradizione del villaggio, che vuole che raggiunti i 70 anni di età gli anziani vengano abbandonati sulla montagna. Se Orin è stoica nella sua abnegazione al giri (basti pensare alla scioccante scena di quando si spacca i denti da sola per avere un viso più adatto alla sua età), Tatsuhei è molto più propenso a lasciarsi abbandonare al ninjo. Quando poi vede il vecchio Matayan gettato giù da un burrone dal proprio figli,o si rende conto della barbarie di quella tradizione e torna indietro di corsa verso la madre contravvenendo a una delle regole del rito.

L'ultimissima scena ci mostra lo stesso luogo geografico ma ai giorni nostri, e sorprendentemente è fotografata in bianco e nero in contrapposizione ai colori sgargianti del medio evo. Un treno arriva nella stazione di "Obasute", letteralmente "l'abbandono delle vecchie". Una sorta di triste monumento al sacrificio di tutti quegli anziani che si sono sacrificati per il bene dei propri figli.