JOKER1926 7 / 10 03/01/2013 01:30:43 » Rispondi La firma è di quelle celebri, infatti dietro la camera per "L'età dell'innocenza" c'è la mano del regista di origini italiane, Martin Scorsese. Vive, "L'età dell'innocenza" , in scenari sfarzosi di vecchie società, nel frangente quella di New York, i protagonisti sono racchiusi in una sorta di gabbia dorata, fra lussi e limitazioni. Queste ultime intese come un dovere da eseguire sempre e comunque; l'amore non deve creare scandalo, le "cose" devono rigare dritte per la stessa strada. Son queste praticamente le leggi scritte e non scritte della vecchia aristocratica società. Newland e la contessa Olenska, interpretata alla grande da Michelle Pfeiffer, sono le schegge impazzite di un circuito fin troppo omologato; vivranno un amore tormentoso e difficile, praticamente blindato. Con questa premessa affermiamo, ormai senza difficoltà, che "L'età dell'innocenza" è nel suo piccolo un vero e proprio urlo contro l'omologazione che può abbracciare una determinata classe, una specifica epoca. Anche se la scena è calcata da uomini e donne carismatici resta difficile, forse impossibile, riuscire a dar la stoccata vincente e sentimentale. Scorsese con il suo messaggio prosegue la marcia vincente con una forma, una preparazione da bomboniera. La fotografia, le scenografie, i colori, gli accessori (i fiori) parlano da soli e donano quell'ebbrezza e quella baldanzosa poesia al film. Livelli difficilmente percorribili.
"L'età dell'innocenza" scende nella lista di film drammatici con l'uscita d'emergenza che porta dritti al sentimento. Il finale pure è un'altra ventata di occasione perduta; disegno, quello di Scorsese, portato al termine con grazia.