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UP regia di Pete Docter, Bob Peterson

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Invia una mail all'autore del commento pompiere     8 / 10  19/10/2009 13:59:36 » Rispondi
Due bambini hanno un sogno speciale: viaggiare fino alle terre inesplorate del Sudamerica e vivere all’avventura. Quei mocciosi cresceranno, si sposeranno, trascorreranno un’intera vita insieme, diventando vecchi.
Con una mirabile sintesi narrativa, i registi ci fanno assaporare in un attimo l’idea del trascorrere del tempo. Lo fanno attraverso un semplice catalogo di cravatte indossate e un salvadanaio che viene rotto per affrontare le spese impreviste: la gomma bucata dell’auto, l’albero che si abbatte sulla casa, le parcelle mediche.

Ma i sogni svaniscono in un batter d’occhio. Gli ardori e le fantasie giovanili sono sostituiti dai ritmi sempre uguali di una vita felice ma non abbastanza coraggiosa e da bastoni di appoggio che non permettono più di muoversi al ritmo della “Carmen”. E quando si rimane soli iniziano i rimpianti, il cuore si indurisce, l’animo si esaspera. Non ci si è accorti che l’avventura più grande è già stata vissuta.

Agli anziani basta poco per irritarsi; è sufficiente l’invasione di un’edilizia selvaggia che costruisce senza sosta palazzi e grattacieli, negozi di Sushi pronti a occupare una vita tranquilla e osteggiata da imprenditori vestiti di tutto punto a cui manca un cuore. Pure alla tv hanno già spento i sogni: dominano le televendite di stampanti, zoom ottici in offerta speciale e memory card. E’ tempo di lasciare spazio ai desideri…

Per certi versi assonante al viaggio de “L’era glaciale” (il formarsi di un gruppo eterogeneo, le impervie prove rese ai personaggi da scenari belli quanto pericolosi e ostili), il film vira troppo presto verso l’intrattenimento tout court, sposando in modo disinvolto la “mission impossible” del classico scontro tra buoni e cattivi, con una sceneggiatura seducente e una brillante messinscena. Alla Pixar hanno deciso di puntare sull’avventura e sui mondi perduti sudamericani con paesaggi maestosi e pionieri incarogniti, tralasciando i più accorati propositi dell’avvio.

Resta una regia abile che si esalta tra profondità di campo, soggettive inattese e fantastici voli pindarici e una grafica perfetta e realistica, quasi sempre a servizio della storia e delle emozioni (le tecnologie sanno rendere le giuste gradazioni di ombre, colori e lineamenti).
Il film raggiunge a tratti gradi di levità chapliniani (scopriremo una paternità ritrovata e un’altra mai sperimentata) dove l’impossibile, armato di solo desiderio, si prende il suo spazio, emozionandoci con lacrime e risate.
Un grande apporto al film lo offre senz’altro l’accompagnamento musicale di Michael Giacchino con una colonna sonora evocativa che sa ampliare le suggestioni, l’umorismo e lo spirito legato all’imprevisto.

Vorrei tanto vivere alle Cascate Paradiso in una casa ai confini del mondo e perdermi nel tempo. Le iscrizioni al Club degli Avventurieri sono aperte. Chi viene con me?