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UP regia di Pete Docter, Bob Peterson

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Invia una mail all'autore del commento Zazzauser     7 / 10  26/12/2010 04:07:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
A quanto pare non sono l'unico ad aver avuto questa impressione: il primo quarto d'ora è di una poeticità e di una tenerezza incredibile - due bambini che condividono lo stesso sogno d'avventura e che continuano a lottare per esso durante tutta una vita, fra i mille problemi e le mille insoddisfazioni, fino alla morte. Sempre con il sorriso, sempre con quel mai sopito spirito fanciullesco che arde dentro di loro e dentro quel salvadanaio, continuamente rotto dagli ostacoli dell'esistenza, che racchiude quella felicità utopica alla quale non smettono di agognare. Quei pochi ed intensi minuti d'apertura bastano per convincere lo spettatore di essere di fronte all'ennesimo grandissimo cartone Pixar. Ma purtroppo, continuando la visione, la realtà si rivela diversa.
Dopo il prologo, il cartone inizia a virare su uno stile generale troppo bambinesco e si manifesta il vero target della pellicola, indirizzato (come purtroppo spesso accade nei cartoni) esclusivamente ad una fascia d'età bassa senza curarsi di catturare una fascia di pubblico un po' più ampia. La struttura narrativa si lascia andare a buchi, incongruenze, facilonerie di trama e illogicità diffuse ("come fa Carl ad ottant'anni suonati in una notte a legare migliaia di palloncini?" "Un bambino di sette anni sparisce di casa per giorni e nessuno si preoccupa?") che vengono facilmente ignorate dagli infanti ma all'occhio degli adulti stridono un po' - anche se si tiene ben presente che è comunque un cartone animato -. I personaggi vengono delineati quel tanto che basta per tirare avanti la storia e la loro caratterizzazione si arresta alle apparenze. Ci si cura troppo di farli diventare simpatici, teneri, curiosi, strambi, esilaranti (il cane e l'uccello sono poco più di macchiette) e troppo poco di fare un reale passo avanti, e renderli veri e soprattutto capaci di scatenare una concreta sympatheia (intesa alla greca) nello spettatore. Menzione a parte per il personaggio di Carl Fredricksen, emblema della solitudine della vecchiaia e dell'attaccamento degli anziani ai propri ricordi, ai propri spazi e ai propri luoghi in una società che è cambiata troppo in fretta per loro, rimasti ancora ancorati al passato.
Il marchio è Pixar, ed una certa qualità (al di sopra della media) è ormai sempre assicurata: animazione come al solito eccellente, bel design dei personaggi, intrattenimento immancabile, capacità più unica che rara di emozionare con le immagini (parlo di impatto visivo), trovate tutto sommato originali. Piacevolissimo da seguire, ricco di ritmo, azione e la giusta dose di risate. Ma a scandagliare nel profondo, questo Up crea - ed ha creato - delle aspettative fin troppo alte, Docter e Peterson non ingranano mai la marcia in più, ed almeno per quanto mi riguarda la mia previsione di trovarmi di fronte ad un capolavoro è stata ampiamente disillusa.
Nel complesso positivo, ma di reggere il confronto con i precedenti Wall-E e soprattutto Ratatouille non se ne parla neanche. Sinceramente mi aspetto dalla Pixar opere di ben altro spessore