Ciumi 8 / 10 08/01/2011 16:57:43 » Rispondi A mio parere, in assoluto tra i migliori della coppia Scorsese-De Niro e, seppure in un clima diversissimo (qui molto più disteso), quello più vicino a "Taxi driver": per quel senso di alienazione, per quel bisogno dell'individuo non più mentalmente stabile di emergere dallo squallore o dall'anonimato della metropoli, di essere qualcuno, di fare qualcosa, di essere riconosciuto, di farsi approvare, dedicandosi a tale scopo tanto da rinunciare alla propria vita - ripulire la città o apparire in uno show televisivo - fino alla riabilitazione paradossale da parte di quella società che lo emarginava. In "Re per una notte", diventa una bizzarra riflessione sul mondo dello spettacolo.
Mi è piaciuta la miscela tra realtà e sogno, specie nella prima parte, talmente ben calibrata che i termini di questa opposizione arrivano a confondersi senza che l'uno sovrasti o impedisca l'altro. Mi sono piaciute le attese alla reception - quel buffo individuo inserito in quell'ambiente formale - e altre situazioni assurde e divertenti. Mi sono piaciuti i personaggi - quella specie di bertuccia psicopatica e un De Niro straordinario in un ruolo per lui inconsueto - la scenografia e gli ambienti, tra il reale e il televisivo. Mi è piaciuto il modo in cui è tratteggiata la psicologia traballante e complessa di Pupkin, vivace e deprimente - l'oppressiva madre invisibile, i sogni di lui, il suo vivere come dentro a uno show. Infine, l'idea di non fare recitare al protagonista una sola battuta, se non in una bella sequenza in cui il suo monologo viene coperto dalle risate e dal brusio di una platea disegnata. Per assistere alla sua esibizione, insomma, tocca aspettare anche a noi che la trasmettano in tv.