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TORO SCATENATO regia di Martin Scorsese

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Invia una mail all'autore del commento doncorleone     9 / 10  18/01/2006 23:13:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Difficile scorgere una simile dose di individualità in un film. Toro scatenato non è un film sulla vita tormentata, sui travagli personali e sull’altalenante carriera pugilistica di Jake LaMotta ma piuttosto un’eloquente spremuta dell’ uomo LaMotta, di un toro capace solo di prendere a cornate la vita per evitare che sia essa stessa prima a mandarlo al tappeto. Una scultura a tutto tondo plastica e dinamica è quella scolpita con paziente zelo da Scorsese e in grado di bucare facilmente lo schermo con la sua prorompenza. Attacca sempre per primo, di petto LaMotta, senza indugiare. E^ uomo di esagerazioni, di tinte molto pallide oppure cupissime, collerico, esaltato, nevrotico, preda di facili isterie, possessivo, ossessionato dal timore di essere defraudato e non importa se sul ring, nel rapporto coniugale o nella vita quotidiana. Dall’altra parte mostra una vulnerabilità, una fragilità costitutiva raccapricciante che sfocia spesso in pianti disperati coinvolgenti ed incredibilmente teneri. Dalle prime scene, fin da quella incentrata sulla “polemica della bistecca” affiorano però i primi ma inequivocabili segni di una precarietà psicologica destinata ad assumere toni spropositati nell’avvenire e portare Jack sulla rotta dell’autodistruzione. Autodistruzione, appunto, di cui Jack diventa ben presto vittima; e in balia di quell’irrefrenabile fermento egli diviene desideroso di demolire se stesso, di schiavizzarsi e magari di espandere tale smania anche ai suoi più vicini conoscenti. Accanto a questo suo subbuglio però esiste anche un campione vero, ricco di inusuale talento e ostile ad ogni compromesso che odori di corruzione o giro di mafia. Stessa mafia con cui finirà per accordarsi e soprattutto atterrarsi definitivamente in nome di un amore verso il fratello forse incommensurabile, per il quale riuscirà anche a piegarsi alle tanti invise spintarelle verso il titolo mondiale. Del resto Jack LaMotta è il pugile feroce e implacabile che non si accontenta di sconfiggere i suoi avversari ma li vuole ai suoi piedi, Jack è tuttavia pure il ragazzo insicuro e turbato che si rifugia in un pianto liberatorio bisognoso del conforto amichevole del fratello (un ispirato Joe Pesci), dopo aver ceduto, pressato dal fratello stesso, alle richieste dei loschi individui che gestiscono la mafia della boxe.
Tutto ciò è Jack LaMotta. E oltre.
E^ quel fratello che non riesce a dar voce ai suoi sentimenti sommessi, ricoperti dal fitto e ispido panneggio dell’orgoglio e così rimane in silenzio al telefono mentre il fratello lo copre di volgarità. E^ sempre quello che poi aggancia la cornetta e si rassicura con la davvero poco rassicurante “Non è a casa” e lascia spalancato il sentiero della non comunicazione.
Ma per il De Niro-LaMotta, vista la perfetta corrispondenza dei due data da un’interpretazione ridondante dell’attore americano, le imprecazioni, le urla, le lacrime, i ganci, così come alla fine le spiritosaggini recitate nel nightclub e il raffronto col Terry Mallow “brandiano” non costituiscono altro che le sfumature connotative di una vita vissuta sempre all’eccesso, al limite della dissennatezza e amaramente decaduta nella figura scadente di un cabarettista squallidamente trippone ed incompreso!
Secondo solo a Taxy driver, nell' universo Scorsese...
shineonthepiper  27/03/2006 09:46:41Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
grandissimooo
uno dei migliori di scorsese