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LUCKY BREAK regia di Peter Cattaneo

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     5½ / 10  09/01/2007 00:19:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un filmetto, niente di che: scivola via senza lasciare traccia.
Non tenta nemmeno di essere incoerente, su quella strana abitudine di massa di reagire al tabu' dei reietti sociali (detenuti?), prende le distanze da un probabilissimo sequel (plagio?) come "coming out": anzi, il regista si dichiara offeso se qualcuno dubita della sua onestà operativa.
Dubitarne, invece, è doveroso: Cattaneo vorrebbe affrontare il disagio sociale attraverso schemi triti e ritriti del cinema carcerario (non manca proprio nulla, dal secondino perfido al detenuto-boss che spaventa grandi e piccini) e come la mettiamo con i "bravi galeotti alle prese con la loro commedia"?
Mettiamoci pure il direttore innamorato dei musicals (Plummer) e sembrerà di stare sul set di "accadde al penitenziario" con Sordi, ma almeno nei nostri film italiani ci si divertiva di piu'.
Immancabile la love-story con l'educatrice, come cigliegina sulla torta: se i personaggi sono di una prevedibilità unica (il protagonista poi assomiglia in modo impressionante a un celebre cabarettista italiano... indovinate un po' quale) se non traspare alcuna corrosività nei loro sguardi, se il recital fa rimpiangere le prove attoriali dei nostri figli agli asili o nelle sale parrocchiali, che senso puo' avere un film come questo?
Forse solo la presenza di un'ottimo caratterista credo inglese (già visto in Intimacy di Chereau), peccato si capisca la sorte del personaggio fin dall'inizio

E forse Cattaneo. individuata la formula secondo cui un personaggio intrigante vale piu' di ... nessuno, pensa bene di tributargli un omaggio.
Geniale no? Il regista coglie lo stupore dello spettatore invoca il dramma post-farsa e con ruffiana autoreverenza si becca tante ovazioni.

Un film a modo suo magistrale nella sua preventiva e opportunistica pochezza.