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THE ADDICTION - VAMPIRI A NEW YORK regia di Abel Ferrara

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ULTRAVIOLENCE78     9 / 10  30/01/2008 10:55:45Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Interessantisimo e profondissimo lungometraggio nel quale Ferrara, attraverso speculazioni di carattere filosofico-esistenzialiste, indaga l'animo umano, rivelandone la natura malvagia e rabbiosa. Si tratta di u'opera estremamente nichilista e pessimista, che sembra non lasciare via di scampo -anche se il finale potrebbe essere letto come un tentativo disperato di redenzione nell' "abbandono" a Gesù Cristo: tutte le nefandezze perpetrate dall'uomo nelle epoche antecedenti, la storia, non ci insegnano niente perchè il passato non esiste, in quanto la tensione all'odio, alla violenza e alla cattiveria, essendo ontologicamente connaturate nell'uomo, seguiteranno inesorabilmente ad esistere. Di qui la metafora del vampirismo come inclinazione del soggetto al male, a cannibalizzare e rendere vittima l'altro (a questo proposito la scena della festa di laurea che sfocia nella mattanza è da antologia). Il male diventa una inveterata e insopprimibile esigenza di cui non possiamo fare a meno e da cui, come una droga, siamo dipendenti: ci beamo delle sofferenze altrui ma anche delle nostre, ci sguazziamo e ne siamo sopraffatti (Kerouac e Burroghs descrivono molto bene questo stato dell'essere). Probabilmente l'unico modo per eludere questa questa condizione indefettibile dell'uomo è la ragione. A tal proposito il personaggio chiave si rivela esere quello interpretato da Walken: un navigato vampiro che da anni ha rinunciato a "vampirizzare" gli altri attraverso l'imposizione della propria volontà: è con essa che, seppur violentando la nostra natura, possiamo evitare di arrecare dolore agli altri. I nostri cattivi sentimenti sono notevolmente più forti della nostra riprovazione, ma con uno sforzo spasmodico possiamo ricacciarli nei recessi della nostra anima dove lasciarli sopire, pur nella consapevolezza che possono inopinatamente scatenarsi e trasmutare in azioni orribili. Questa presa di coscienza si rivela però estremamente dolorosa, poichè con essa determiniamo inevitabilmente l'annichilimento del sè.