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FRANKLYN regia di Gerald McMorrow

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Febrisio     6½ / 10  07/10/2009 21:45:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
** chi non avesse mai visto Franklyn, fermatevi a guardare solo il voto. Il commento potrebbe rovinarvi parecchio la trama del film.

Franklyn... è un bel film che vorrebbe tanto fare un salto di qualità, ed arrivare più in alto, ma non ci riesce.

Peccato perchè i pregi non son pochi. La gotica città di mezzo è visivamente molto suggestiva, come tutti i suoi personaggi che ne vivono all'interno e ne fanno pulsare la vita. Preest, o meglio David il creatore di questa città, sarà il personaggio più carismatico del film. Quello praticamente a cui vengono dedicate tutte le citazioni. "Una volta qualcuno ha detto che la religione è considerata vera dalla gente comune, falsa dai saggi e utile dai governanti." In aggiunta avremo a che fare con le storie altrettanto bizzare; quella di Emilia, la studentessa, quella del padre di David e d infine la storia del giovane milo. Quest'ultimi più presenti nel mondo reale rispetto a David, eppure anche loro in via di creare una propria città di mezzo a causa di un personale punto fermo; amore, credenze, religione, e traumi famigliari.
L'intreccio delle storie è complicato per un tempo stimato sull'ora e mezza, ma ben strutturato soprattutto nello sfociare del finale.

L'errore più grande è che per lo spettatore, così attento alle parole e ai fatti, che gli risulta difficile addentrarsi e immedesimarsi nella pellicola. Sarà sempre confuso tanto che non si amalghemerà con i personaggi. Il fatto che quest'ultimi siano abbastanza estremi nelle loro emozioni, non aiuta minimamente questo confrontarsi. A me ha dato fastidio, perchè alla fine, chi poco, chi più, chi normale, chi pazzo, città di mezzo è di tutti noi, e questo film avrebbe potuto coinvolgere chiunque maggiormente se fosse stato più concreto.

Lodevole infine il messaggio che vuole far passare e come riesce a farlo passare. Come da costruzione di film. Da una città di mezzo veramente bella e carismatica come il suo vigilante mascherato, tanto attrattiva da non riuscire a smettere di viverla. Una città che costruiremo a nostro piacimento, che sarà parte di noi, e noi parte di essa. Un bisogno, una droga mentale difficile da dimenticare. Insomma, meno stai nella città di mezzo, più affronti la tua vita. Mentre i personaggi più legati al mondo reale, alla fine riusciranno facilmente a valicare un confine astratto delinetao dalla menti ancora poco colorite, e città povere di personaggi.

Nel complesso il film risulta fluido se guardato con un senso. Se invece fossimo distratti, risulterà solo un qualcosa che non giunge da nessuna parte, ma che vorremmo ricostruire... e magari riuscire a portarne dei pezzi nella nostra personale città di mezzo.
A questo punto mi sorge spontanea la domanda, “Ma tu in quale città sei?”