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VINCERE regia di Marco Bellocchio

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     8 / 10  26/05/2009 18:35:19Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"La fortuna passa davanti alla porta di ogni uomo, una volta... bisogna aprire la porta in quel momento e farla entrare" (cit.)

Se avesse tenuto a freno l'ambizione e un certo manierismo visivo, "Vincere" sarebbe stato uno dei migliori film di Bellocchio. Ma ti divora/lacera completamento, al di là del suo formalismo, e tanto mi basta.
Un film futurista quasi Wagneriano nella sua impronta retorica (tra virgolette, perchè necessario il simbolo per oltrepassare gli schemi ideologici) sicuramente espressionista nella miglior eccezione del cinema muto.
Un film dove Bellocchio cita volutamente modelli scomodi e forse "impossibili" come Griffith, Murnau, Dreyer, Gance, il Lang tedesco e Pabst.
Inevitabile il paragone con l'ultimo Marco Tullio Giordana su un'altro amore disperato all'ombra del fascismo, ma diverso.
Bellocchio e soprattutto Timi fanno di Mussolini una figura tragica e tronfia (com'era in realtà certo) vinta dalla propria ambizione, dal delirio di onnipotenza, quando per es. ribalta a modo suo le teorie rivoluzionarie del socialismo o nella fugace escalation al potere "a capo di un popolo" di ingenui, vittime e complici del suo scellerato sciovinismo.
Il film è ricchissimo di sequenze memorabili, ma spiazza lo spettatore comune con quei virtuosismi che sembrano collimare in un trip psichedelico attorno ai confini oscuri della ragione...
Piu' equilibrata la seconda parte, scava a fondo nelle logiche di potere, imponendo una Mezzogiorno che non ha nulla da invidiare all'Alida Valli di sessant'anni fa.
Solenne come un melodramma Verdiano, fonde e lorda magnificamente l'impasse celebrativo di una tristissima recita, del periodo piu' buio della nostra storia.
Ovvio: scorrevano le immagini e ho pensato quanto oggi nessuno impara da un (buon) film e che probabilmente infangare (giustamente) una figura storica può ottenere l'effetto contrario: si rischia di aumentare la sua popolarità.
Ognuno vede il film a modo suo: ho la sensazione che se la storia dell'Italia fosse rimasta ferma al 1912, nessuno se ne sarebbe accorto