caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

VINCERE regia di Marco Bellocchio

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
jack_torrence     9 / 10  16/11/2009 17:05:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E' l’ultima magnifica perla del più recente periodo del più grande regista italiano vivente, il quale può sicuramente vantare uno stile ormai collaudato e autocompiaciuto, ma che resta sempre un gran bello stile…sommo espressionismo "bellocchiano" anche negli espliciti rimandi all'espressionismo "doc". Il modo con cui esalta l'orrore insito nelle immagini di certi cinegiornali d’epoca è di altissima classe, e fa rabbrividire, semplicemente. Fanno rabbrividire anche le pause, tremende e lunghissime, nel discorso di Mussolini dal balcone di Piazza Venezia. Eppure è materiale di repertorio: che ne sia così potenziata l’espressività, è prova della capacità dei segni, all’interno di un’opera, di amplificarsi e esaltarsi come avviene in una perfetta armonia sonora. Quelle pause non farebbero altrettanto rabbrividire, infatti, se non ci venisse raccontata una storia privata (non importa quanto vera, ma verosimile) che racconta fino a che punto possa giungere la devastazione operata nelle vite di quanti hanno la sfortuna di incrociare sul loro cammino i deliranti-di-potere (gli uomini più pericolosi che esistono), pestando loro i piedi.
Il film descrive la mostruosità del potere, la sua disumanità, con accenti che richiamano Goya. E a Goya fa pensare il disperato monologo del figlio di Mussolini, quando sbavante interpreta il padre. Benito Albino è schiacciato da una figura paterna insieme oggetto di culto e motivo di dannazione. Una gabbia, questa, da cui per lui è impossibile uscire. La sua imitazione pare un tragico, disperato, impossibile tentativo di esorcismo. E’ l’ennesima “bestemmia” del cinema di Bellocchio, nel suo ennesimo film sugli orrori della Famiglia: una bestemmia necessaria, e purtroppo impotente.
Far sprofondare lo spettatore per due ore in un dimenticato orrore privato, è infine il modo più stordente per suggerire l'inconcepibile dimensione dell'orrore pubblico - quello della Storia, su cui il film si chiude.
Capolavoro.