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VINCERE regia di Marco Bellocchio

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Invia una mail all'autore del commento pompiere     7½ / 10  03/11/2010 17:37:21Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Avvalendosi spesso del cinema nel cinema, grazie agli schermi dei cinegiornali che entrano nei tipici luoghi deputati e non (splendida la scena nell'infermeria dov'è ricoverato il Mussolini ferito), "Vincere" ha la forza del verismo storico, pur non rappresentandolo direttamente, e la voracità di chi, interessato quasi morbosamente alle vicende dei personaggi, vede nella storia di Ida Dalser un parallelo con la propria vita.
La malattia (o l'ingiustizia) mentale che sopravvive tra i manicomi, gli internamenti, le visite presso gli ospedali psichiatrici non poteva non interessare Bellocchio, pervaso ancora oggi da un felice estro creativo.

In questo ragionamento sul vigore e sulle contraddizioni del potere, ben si inserisce il commento musicale à la Bernard Herrmann. Con slanci epici e un po' ridondanti che sottolineano alcune scelte "grafiche" dei titoli che attraversano, spesso sovrapponendosi, le immagini di repertorio, il film acquista in solennità. Carlo Crivelli ha lavorato rivolto anche a certe smancerie, non perdendo però di vista il grande turbamento che accompagna le scene più forti e imperiose.

I temi della pazzia (in questo caso ondeggiante tra quella vera e quella indotta), la famiglia ibrida e scomoda, la religione come spietata e sorda panacea delle sofferenze umane, e il connubio perfetto tra la politica e il Vaticano, in un matrimonio che continua il suo sodalizio ancora oggi, sono elementi di una lucida analisi sull'Autorità.
D'altronde, il fascismo nelle sue varie sfaccettature pubbliche e private, circonda incurante il nostro quotidiano, e contiene una gravità che fa piacere sondare, passo dopo passo, nel ritmo avvolgente imposto da Bellocchio.