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LA FIAMMA DEL PECCATO regia di Billy Wilder

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stratoZ     9½ / 10  06/04/2024 19:03:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Ce ne sarebbe da parlare per giorni di "Double indemnity", uno dei capolavori del noir, ma soprattutto uno di quei film che è riuscito a codificare un genere, dall'impatto immediato e dall'importanza gigantesca, capace di stabilire gli archetipi, sia narrativi che stilistici di quella che diventerà una delle correnti di punta della Hollywood classica, non che questi elementi siano stati creati in toto da quest'opera, anzi erano preesistenti da parecchio, come si poteva già vedere in Lang, Von Sternberg, qualcosina di Renoir, Hitchcock e compagnia bella, ma l'unione di molti di essi riesce a creare una sorta di capostipite, un film ideale a cui attingere. Wilder in tutto il suo genio realizza il suo primo capolavoro ed inaugura il suo periodo d'oro, oddio periodo, si può dire che per altri vent'anni realizzerà un film più bello dell'altro, per molti autori questo periodo potrebbe avere la durata dell'intera carriera.

Venendo al film in sé, una gioia per gli occhi, ma soprattutto penso sia una gioia per i sensi, l'opera inizia con la cupa e torbida introduzione di Walter Neff che arriva nello studio assicurativo in piena notte, con quella luce appena percepibile in un buio invadente, andando a narrare tutta la vicenda, introducendo già uno dei primi elementi che caratterizzeranno il genere, la narrazione in flashback con gli interventi del narratore esterno che si occupa di ricollegare i fili temporali.
Walter introduce fin da subito i caratteri all'interno della storia, con il protagonista stesso, un agente assicurativo che si ritrova a passare da un vecchio cliente per rinnovare delle assicurazioni, conoscendo così l'affascinante moglie, tale Phyllis di cui si innamora fin dal primo momento, qui già Wilder è strepitoso, registicamente regala dei momenti altissimi, basti guardare l'entrata in scena di Phyllis con quell'inquadratura da sotto le scale, sia il protagonista che lo spettatore guardano la femme fatale dal basso verso l'altro, quasi fosse una regina che si affaccia, per poi proseguire col dettaglio, più volte ripetuto, della cavigliera, in tutto il suo torbido fascino che ossessionerà Walter. Fin dal primo incontro si nota la natura provocatoria e manipolatoria di Phyllis, così come diventa palese l'infatuazione di Walter, all'inizio è soprattutto un gioco di sensazioni, non viene esplicitato il piano, Wilder dosa sapientemente queste suggestioni, creando una buona tensione emotiva, aiutato dagli interpreti in stato di grazia e dal magnetismo della Stanwyck.

Solo successivamente, dopo qualche incontro ed un'escalation emotiva i due troveranno l'accordo che fa da plot principale al film, la truffa assicurativa basata sul marito di Phyllis, di cui ormai lei è stanca, che dovrà morire in treno per riscuotere la cosiddetta doppia indennità. Nel frattempo viene introdotto e approfondito anche il personaggio di Keyes, collega di Walter che si occupa di smascherare le truffe assicurative, un mastino con la *****mma dentro, dall'intuito eccezionale e un'acume fuori dal comune, è anche grazie a questo personaggio che si creano le impennate di suspense nella seconda parte, dopo che i due hanno realizzato il piano, uccidendo finalmente il marito di Phyllis, dovranno cercare in tutti i modi di non far scoprire la truffa assicurativa, su Walter e Phyllis incombe la costante minaccia di Keyes che controlla ogni minimo dettaglio, potrebbe anche tenere sott'occhio Phyllis costantemente, da qui nascono alcune scene iconiche del film, tra gli incontri in incognito al supermercato, ma soprattutto quel capolavoro di suspense che è la scena dell'incontro a casa di Walter con Keyes, mentre Phyllis stava per salire, qui Wilder usa efficacemente il classico trucchetto di informare lo spettatore più dei personaggi, con quell'inquadratura straordinaria in cui Keyes sta per prendere l'ascensore e Phyllis è nascosta dietro la porta, semplicemente da manuale la direzione della scena, il dilatamento dei tempi, la costruzione del quadro, Keyes che indugia un momento in più per chiedere il fiammifero, fantastico.
Ma anche la scena in cui Keyes fa tornare in ufficio Jackson, il signore che ha visto per ultimo il marito vivo, che in realtà era Walter a simulare il suo incidente, reincontrandosi in quel contesto, davanti a Keyes, con Walter che non riesce a guardarlo negli occhi con una paura matta di essere riconosciuto e lo spettatore che si impersonifica nel suo punto di vista sempre più sulle spine.

Nella parte finale del film, complice l'aggravarsi della situazione grazie anche all'intuito di Keyes, i personaggi saranno messi alle strette, inizierà a crearsi quella sensazione di sospetto che pervaderà tutti, specialmente gli stessi protagonisti, ormai disposti a tutto pur di salvarsi dall'accusa di omicidio e dalla probabile pena di morte, con un'altra scena cardine e semplicemente fantastica come l'ultimo incontro tra Walter e Phyllis a casa di lei, come al solito tutto al buio e con quella luce appena percepibile che entra dalle veneziane, un torbido bacio d'addio e una coscienza sporchissima che non riuscirà a reggere per molto.

Wilder ci regala uno dei film più belli del decennio, un monolite dalle innumerevoli trovate che influenzerà il cinema da lì a breve, dalla femme fatale, qui con una Stanwyck straordinariamente affascinante, ai riflessi psicologici dell'uomo che si rispecchia in una città buia e torbida come la sua coscienza, l'introspezione psicologica del protagonista passa in primo piano, anche davanti al plot principale, complice la splendida caratterizzazione e gli eventi che catalizzano verso il dilemma morale di un uomo forte e affidabile solo all'apparenza, ma in realtà un burattino in mano alle pulsioni più veniali, come appunto il denaro e quell'amore tormentato di una delle più iconiche dark lady del cinema, i valori verranno a meno non appena ci sarà la possibilità di approfittare della situazione, ma Walter non ha fatto i conti con l'emotività e il senso di colpa, la seconda parte specialmente è un progressivo crollo del mondo addosso al protagonista in un esasperante gioco psicologico che fa sudare sempre più freddo. Caratterizzato da una fotografia in bianco e nero straordinaria, nera come il genere, un mondo caratteristico fatto di sigari, alcool, cappelli e cappotti lunghi, con tre interpreti ispiratissimi, insomma, non ho problemi a definirlo un capolavoro e - parere personale - sapete qual è la cosa bella? Che in breve tempo Wilder realizzerà altri film altrettanto belli, se non poco migliori, che dire.