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L'ANGELO STERMINATORE regia di Luis Buñuel

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     10 / 10  28/06/2005 22:25:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Al di là di ogni ragionevole dubbio (quale?) uno dei miei film favoriti di tutti i tempi. Mentre il declino della società occidentale celebra l'opulenza e la promiscuità sociale (la folla è l'esilio dell'agarofobo, migliaia di persone senza un fine comune) è giusto rivolgersi indietro e osservare la lucidità di Bunuel nel saper cogliere la rappresentazione frivola del rito borghese, con tutte le implicazioni e il vuoto che li circonda Uscire senza saperne il motivo, entrare ignari, trovarsi attratti in una spirale, un girone dantesco, che implica necessariamente il ceto e la sua barbara contraddizione. Noi guardiamo un film come questo con angoscia, ma ne riconosciamo il distacco, il rifiuto dai suoi personaggi, gente che oltre l'esibizione del fasto di sè non ha nulla, e il nulla avanza costringendo la loro meschinità a esibire gli inconsci impulsi autodistruttivi. Bunuel usa la mdp senza l'ossessione vertiginosa di un nordico contemporaneo come Von Trier, ispezionando ogni minimo aspetto ogni traccia ogni simbolo, occultando pero' la causa della prigionia Per questo il Rito che si offre è anche antropofago e scatologico, legato all'essenza della carne e alla natura ehm fisica dell'umanità, al suo inesorabile senso di abnegazione e onta per la propria sporcizia. Ma è anche la celebrazione di un fallimento che più è capace di mettere padroni e servi (con i padroni servi del loro stesso, fragilissimo potere) nello stesso girone, più identifica la loro metamorfosi con un'assoluta dichiarazione di impotenza, e di avversità a se stessi Il rito diventa via via grottesco e macabro, quando si arriva a diagnosi terrificanti sulla malattia di una paziente (da parte di un medico) conservando il contrasto tra l'inattaccabilità dell'uomo nella sua professione e cio' che freudianamente potremmo vedere (i capelli) come la fine della virilità maschile In un certo senso il tutto ha una sua continuità nel geniale "il fascino discreto della borghesia", quando pero' il confronto col cristianesimo si fa meno opprimente, e la negazione della libertà e della vita reale diventa il surrealismo del veto imposto (nell'angelo sterminatore il sesso è una forma di ablutorio disarmo, di repressa necessità) Percio' la "trasformazione dell'uomo in bestia feroce" ha un suo epilogo ancora piu' mostruoso e degradante: rimossi i tormenti, estinte le ritorsioni emotive, tutto vive in funzione del reclamo sociale alla sopravvivenza. Muoiono dal giorno alla notte solo i peccati inconfessabili della strumentale "epidemia" ambientale, ma sopravvive tutto il resto, con sarcastico senso dell'onore e dell'inganno