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L'ANGELO STERMINATORE regia di Luis Buñuel

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Signor K.     9 / 10  09/12/2014 18:59:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La libertà come sfuggevole boccata d'aria subito soffocata e l'eterno ritorno.

Dopo i capolavori onirici degli esordi, Bunuel sigla un altro grande film surrealista, ma questa volta abbandona il sogno per parlare della realtà vera e propria, che in poco più di un'ora mette a nudo tutta la risibile commedia umana. Secondo me, e ho letto qualche altro parere concordante con il mio, il regista spagnolo utilizza la classe della borghesia come un mezzo, ma la critica di una singola classe non è di certo il fine di questo classico del cinema. "L'angelo sterminatore" si pone più come una nerissima analisi tout court delle convenzioni umane che sono alla base di ogni società.
La storia la sanno tutti: un gruppo di ricconi si riunisce per la classica cena tra altolocati, ma ben presto una specie di forza superiore li inchioderà all'interno della villa senza dar loro la possibilità di tornare a casa. L'idea di base è geniale e la struttura circolare lo rende unico. Questo aspetto del film mi ha veramente affascinato e ho trovato fenomenale l'abilità con cui Bunuel, gradualmente, minuto dopo minuto, sia riuscito a disegnare dei contorni sempre più definiti alle personalità dei protagonisti - da noiosissimi borghesi che si leccano il deretano a vicenda a violenti individualisti pronti ad ammazzarsi l'uno con l'altro - per poi ritornare al gregge iniziale di pecoroni omologati che sgambettano verso un nuovo, questa volta definitivo, pascolo.

Conserva sempre il suo fascino.


"Che accadrebbe se, un giorno o una notte, un demone strisciasse furtivo nella più solitaria delle tue solitudini e ti dicesse: «Questa vita, come tu ora la vivi e l'hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione - e così pure questo ragno e questo lume di luna tra i rami e così pure questo attimo e io stesso. L'eterna clessidra dell'esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello di polvere!». Non ti rovesceresti a terra, digrignando i denti e maledicendo il demone che così ha parlato? Oppure hai forse vissuto una volta un attimo immenso, in cui questa sarebbe stata la tua risposta: «Tu sei un dio e mai intesi cosa più divina»? Se quel pensiero ti prendesse in suo potere, a te, quale sei ora, farebbe subire una metamorfosi, e forse ti stritolerebbe; la domanda per qualsiasi cosa: «Vuoi tu questo ancora una volta e ancora innumerevoli volte?» graverebbe sul tuo agire come il peso più grande! Oppure, quanto dovresti amare te stesso e la vita, per non desiderare più alcun'altra cosa che questa ultima eterna sanzione, questo suggello?"

"La gaia scienza", Friedrich Nietzsche.