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SUSSURRI E GRIDA regia di Ingmar Bergman

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frine     10 / 10  27/10/2006 01:39:28Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La morte non è quel "sentimento dolorosissimo" che molti credono: anzi, è "più piacere che dolore". Perché nella morte i sensi si attenuano, e in quel momento sopraggiunge una sorta di "languidezza".
Così scriveva Leopardi, un innamorato della morte, da lui corteggiata a lungo ma destinata a tardare un po' prima di contraccambiarlo.
Nel film di Bergman c'è molto dolore, ma è soprattutto quello dei vivi. Quello delle due sorelle che, al capezzale della morente, scoprono dentro di sé una vitalità crudele, distruttiva, che per esplodere aveva atteso proprio quel fatale momento. Imbrigliate nelle pastoie delle solite convenzioni borghesi, le due sorelle sane avvertono dentro di sé il fluido carsico, primordiale dell'_essere_. Così la banalità dell'esistenza precedente viene annichilita attraverso alcuni gesti emblematici, di proterva ferocia, come quello ormai celebre del pezzo di vetro. Un atto estremo di vitalismo e ribellione, che esclude definitivamente, implacabilmente il partner (ormai divenuto insopportabile) ma restituisce alla donna la sua libertà.
Dall'altro lato c'è la morte, che al regista (e non solo a lui) piace immaginare come un rssicurante ritorno nel grembo materno. La sorella morente spirerà sul seno accogliente e pietoso della domestica, e per lei sarà la pace.
Per le altre, la guerra della vita continuerà.
Intuizioni straordinarie ed interpretazioni incredibilmente intense fanno di questo film un capolavoro, comunque non l'unico di Bergman.