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AMICI MIEI regia di Mario Monicelli

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Spotify     8½ / 10  17/03/2018 21:27:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
--- PRESENTI SPOILER ---

Ennesima grande prova del cinema italiano, il quale, come ho detto più volte, ai bei tempi che furono, non aveva nulla da invidiare alle produzioni hollywoodiane. Anzi, spesso, i film nostrani erano migliori.
Con "Amici Miei" ci troviamo di fronte ad una delle massime espressioni della commedia all'italiana. Questa è una pellicola che ha fatto la storia del nostro cinema e che si è avvalsa di cinque protagonisti formidabili, i quali, con le loro gag, hanno segnato per sempre la comicità del nostro paese.
Al centro della storia c'è un quintetto di, inseparabili, amici fiorentini: il conte Mascetti, l'architetto Melandri, il giornalista Perozzi, il Necchi, proprietario di un bar e il dottor Sassaroli. Il gruppo, nonostante la non più giovane età (sono tutti tra i 50 e i 60 anni), passano intere giornate insieme fra di loro, ridendo, chiacchierando e, soprattutto, facendo scherzi di ogni tipo.
Monicelli, di questa combriccola, ne fa un ritratto tragicomico: per sopperire alle loro vite disagiate, i cinque si riuniscono come per evadere dalla realtà, per ritornare giovani o per il solo, immenso, piacere di passare del tempo tra di loro.
Infatti, il regista, con questa pellicola, vuole rappresentare un inno all'amicizia e alla giovinezza.
L'amicizia è la cosa migliore che ci possa essere, perché gli amici sono quelli che ti sono sempre vicino, quelli che non tradiranno mai. L'amicizia è anche meglio del matrimonio, come si può evincere da questa scena


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Le amicizie sono i rapporti umani più lunghi che possano esistere e non possono essere scalfite da niente, neanche quando si comincia ad essere avanti con l'età. Insomma, questo film fa capire cos'è l'amicizia e cosa significa avere degli amici.
La giovinezza è l'altro importante elemento che Monicelli celebra. Il regista ci mostra, che si può essere giovani a qualsiasi età, non ci deve stare per forza un limite, nonostante le critiche di alcune persone come ad esempio l'odioso figlio del Perozzi. Sentirsi giovani significa sentirsi liberi, ed è questo che accade ai nostri protagonisti quando commettono le loro "zingarate".
Come detto all'inizio del commento, questa amicizia così stretta, serve ai cinque, in particolare al Perozzi ed al Mascetti, di fuggire, per qualche ora, dalle loro vite piene di problemi. E queste situazioni tragiche sono descritte da Monicelli nella maniera più meticolosa possibile, facendo da contraltare alle varie gag comiche che si susseguono. Con questo, Monicelli tende a dare uno sfondo puramente drammatico all'opera, dramma che alla fine, si fa sentire di più rispetto al lato comico.
Il conte Mascetti ad esempio, è uno che è senza un soldo, ha moglie e figlia sperdute in un paese di montagna (durante la prima parte della pellicola), non ha dimora fissa, ha un amante 18enne. Però il Mascetti è uno che non si perde mai d'animo, e prende tutto con molta ironia. Senza dubbio, questo personaggio è il più emblematico dell'intero film, invita lo spettatore a riflettere su tante cose e provoca parecchia empatia.
Anche il Perozzi è un personaggio particolare. Forse, nel gruppo, è quello che più di tutti ha la tendenza alle "zingarate". Per questo riceve le pesanti critiche del figlio nonché il totale disprezzo della moglie. Ma al Perozzi ciò sembra non importargliene affatto. A lui interessa consumare atti di goliardia con i suoi carissimi amici e solo in quel modo riesce a vivere la propria vita. Lo spettatore, nonostante l'età del soggetto, non può far altro che assecondare il Perozzi ad occhi chiusi, sostenendolo in tutte le sue azioni.
Tramite le condizioni di vita misere di alcuni dei personaggi, Monicelli ne approfitta anche per fare un ritratto dell'Italia di quegli anni. Il benessere degli anni 50 e della primissima parte degli anni 60, era oramai un lontano ricordo e adesso, ci sono diverse persone che si trovano in condizioni di vita davvero precarie.
Il ritmo è amminstrato benissimo. Il film intrattiene alla grande per più di due ore con il perfetto alternarsi tra episodi tutti da ridere e altre sequenze invece più serie.
Monicelli poi, ha realizzato alcune scene che sono rimaste nell'immaginario collettivo.


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Oltretutto, benché ci siano tutte queste situazioni divertenti, esse sono comunque caratterizzate da un velo di malinconia e mostrano, quanto questo gruppo di amici, sia legato.
Il finale è assolutamente geniale. E' molto amaro, però riserva un ultimissimo momento di pura goliardia. Ed in questo modo, Monicelli va ancora una volta a fondere dramma e comicità, ottenendo un epilogo sensazionale.
Il cast è clamoroso. Abbiamo cinque attori uno più bravo dell'altro: Ugo Tognazzi, Gastone Moschin, Philippe Noiret, Adolfo Celi e Duilio Del Prete. In più è da segnalare la presenza del grandissimo Bernard Blier.
E' difficile dire chi tra tutti sia stato il più bravo, ma alla fine, secondo me, Celi è forse quello che più mi ha colpito.
L'interpretazione dell'attore messinese è a dir poco perfetta. Solo per gli sguardi che fa, Celi meriterebbe un premio. Poi è senza dubbio il più divertente dei cinque amici, anche perché il suo personaggio è più agiato rispetto agli altri. La recitazione dei dialoghi è strepitosa, pronunciati con una spigliatezza esemplare. Basti guardare la scena dell'ospedale, nella prima parte del film, per capire la bravura di questo attore.
La performance di Moschin è un'altra di quelle da ricordare nel panorama della commedia all'italiana, e non solo. Questo è un attore che mi è sempre piaciuto moltissimo e, nel ruolo dell'architetto Melandri, da il meglio di se. Anche in questo caso abbiamo delle espressioni di altissimo livello, molte delle quali, fanno ridere lo spettatore senza che l'attore parli. Dialoghi interpretati magistralmente.
Su Tognazzi nulla da dire. La sua "super*****la" è ormai leggenda. Estrema professionalità e versatilità da parte del fuoriclasse cremonese. Tra tutti quanti, Tognazzi è quello che più alterna circostanze comiche ad altre drammatiche. Inutile dire che lo fa divinamente, passando da una sequenza all'altra come se niente fosse.
Noiret fantastico, forse un filo più statico rispetto agli altri ma anche lui dimostra talento da vendere.
Blier è probabilmente, nel ruolo del personaggio più credulone della storia del cinema italiano ed è esilarante vedere come i cinque amici si prendano continuamente gioco di lui. Recitazione di altissimo livello dell'attore francese.
Del Prete è magari quello meno appariscente, ma anche lui è protagonista di almeno un paio di scene memorabili.
Mitica la colonna sonora, buffa e leggera. Caratterizza ancora di più le avventure dei cinque protagonisti.
La sceneggiatura è impeccabile. I dialoghi ormai sono storia del nostro cinema, genialoidi a tratti. I contesti che si vengono a creare sono strutturati benissimo e per quanto, alcuni di essi possano sembrare assurdi, sono scritti nella maniera più logica e credibile possibile. Stesura dei personaggi senza la più minima sbavatura. L'epilogo coglie di sorpresa l'astante, il quale certo mai si sarebbe aspettato una roba del genere.

Conclusione: un must della cinematografia italiana. "Amici Miei" è un'opera che fa sorridere, fa commuovere e fa riflettere. Una pellicola ideata da dei fenomeni e interpretata da altrettanti.
Film inossidabile!