caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

AMICI MIEI regia di Mario Monicelli

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Ciumi     8½ / 10  25/10/2010 11:33:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non era nessuno. Beh, francamente, non era un granché... Perlomeno, aveva una storia da raccontarci...
Anzi a dire il vero il Perozzi (Noiret) era il personaggio al quale più mi sono affezionato - bravissimo anche Tognazzi, bravi tutti gli altri.

La storia - seppure fu pensata per Germi sembra scritta apposta per Monicelli - di cosa ci parlava? Di un gruppo di amici maschi, ancora una volta, tutt'altro che perfetti, non più giovani, non proprio dei vincenti. Di un'amicizia che, come nell'armata di Brancaleone, aveva un suo non so che di eroico, una meta, che fosse essa una terra santa infine inesistente o un piatto di pasta e ceci. Come ne 'I soliti ignoti', poi, dietro ci sono famiglie distrutte, fallimenti, miserie - il patrimonio sperperato dal conte, la tomba del bambino del tabaccaio, la moglie instabile del primario, la solitudine amorosa del Melandri, il rapporto paradossale del Perozzi in cui è il figlio a dovere rimproverare in continuazione la condotta irresponsabile del padre.

In 'Amici miei' è un eroismo del niente, delle zingarate e della super*****la; e lo scopo, uno scopo vero e proprio, viene a mancare: è come se l'unico scopo, l'unica cosa che valesse davvero, fosse adesso la lealtà del solo stare insieme, e quel giuramento non scritto che già nel primo episodio viene minacciato: se uno abbandona, allora in questo gioco si perde tutti.

Non prendere nulla sul serio fino alla fine, non arrendersi alla famiglia, non interessarsi di nulla, prendere a schiaffi chi parte e ridere di quelli che restano, per loro che, tutto sommato, non partono e non restano. 'Non al denaro, non all'amore né al cielo'. Sarà così anche per il Marchese del Grillo, lo scherzo sopra ogni cosa.

Nell'ultimo episodio s’impossessano delle ore vuote di un pensionato, non uno di loro ma del loro mondo sì, quello dei falliti, degli sfaccendati, e con il “nuovo” giocattolo inscenano la loro finta guerra, in cui burlarsi della meschinità e del carattere disonesto di quell'uomo, e insomma di tutto ciò che non sta iscritto nel loro codice d'onore.

4 amici + 1; infine, 5 - 1. Ma se non era roba seria la vita, figuriamoci la morte. La madre compare dietro il figlio, due statue, due mostri di severità che, poveretti, avranno avuto pure le loro buone ragioni. Ma Monicelli prende le parti degli amici, degli sconsiderati, degli attempati, dei vitelloni, dei 'nessuno', poiché la storia del Perozzi, infondo, era la loro; di chi ride di tutto e intanto, un po', fa anche piangere.