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UN TRANQUILLO POSTO DI CAMPAGNA regia di Elio Petri

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GianniArshavin     7½ / 10  12/11/2016 12:44:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Primi di raggiungere il successo con la celebre "trilogia della nevrosi", Elio Petri ha girato alcuni film che possiamo tranquillamente considerare "di genere", passando dal debutto con il noir, fino alla fantascienza de La decima vittima e soprattutto l'horror di questo Un tranquillo posto di compagna. Sembra strano parlare di Petri, regista famoso per i suoi film d'impegno politico, alle prese con un horror cosi surreale e particolare.
La trama vede un convincente Franco Nero nei panni di un pittore e scultore in piena crisi creativa cercare l'ispirazione perduta. Per riuscire in questo obiettivo lascia la caotica Milano per la tranquillità di una villa nella pianura veronese che ha un passato burrascoso legato alle peripezie di una contessa libertina che viveva li anni prima. A concludere il quadro abbiamo il rapporto conflittuale fra il pittore e la compagna/manager.
La prima cosa che balza all'occhio riguardo quest'opera del regista è la sua vena delirante e psichedelica. Infatti Petri in questo horror sui generis da sfogo a tutta la sua espressività visiva mescolando suggestioni gotiche ad altre pop, fino ad arrivare a filmare sequenze oniriche davvero d'impatto. La storia procede sui binari del binomio realtà/finzione, confondendo spesso lo spettatore vista la parsimonia con cui l'autore sovrappone le due realtà.
La prima parte si focalizza principalmente sulle indagini riguardanti la figura della contessa e sui disguidi fra Nero e la compagna interpretata da una stupenda Vanessa Redgrave. La seconda metà di film invece vede il crollo totale della psiche del protagonista fino al risolutore e azzeccatissimo finale.

Come detto l'opera non, malgrado alcuni punti ben definiti, non segue una linea retta ed anzi ha un andamento alquanto delirante: Petri utilizza visioni, incubi truculenti, erotismo e indagini per dare vita ad un prodotto sia innovativo e personale quanto di non semplice fruizione non essendo un horror canonico.
In alcuni passaggi può ricordare Shining, in altri mi ha portato alla mente A venezia un dicembre rosso shocking di Roeg. Molte sono le contaminazioni di genere, e i puristi potrebbero non apprezzare.
Ci sono parecchie sequenze di tensione ed alcune di sangue, ma a farla da padrone sono i momenti surreali. Il tutto è avvolto da un'atmosfera apparentemente placida ma che diventa tetra con il calare delle tenebre. A questo proposito risulta vincente la scelta di ambientare il tutto in una vecchia magione di campagna.
Per quanto riguarda i contenuti, il cineasta sembra voler affrontare una riflessione sull'artista e sul rapporto conflittuale con il commercio delle sue creazioni. Franco Nero è il tipico artista squattrinato che sembra dipingere solo per il piacere di farlo, mentre la compagna cerca di curare i suoi affari e di far fruttare al meglio le opere del partner/assistito. Questo porta lui a scappare da Milano (simbolo del mercato e del guadagno per antonomasia) e dalla donna, che quando lo raggiunge sembra scatenare nel protagonista e nella villa una reazione di repulsione. Il finale poi sembra confermare questa mia tesi. Ovviamente le chiavi di lettura non sono univoche in quanto ci troviamo di fronte un prodotto molto interpretabile.

Tecnicamente Petri dimostra di essere già pronto per il grande salto, appare ispirato e consapevole dei propri mezzi e in totale controllo malgrado una storia cosi particolare. Valida anche la fotografia e ottimo l'accompagnamento sonoro del maestro Morricone.

Ovviamente non tutto funziona come deve: la vicenda è molto confusionaria e la regia estremamente visionaria di Petri potrebbe infastidire lo spettatore meno avvezzo alle sperimentazioni. Non mancano alcuni punti morti e passaggi autoreferenziali, aspetti consueti per le produzioni figlie del 68.

In conclusione Un tranquillo posto di campagna è un'opera libera, lontana dai topoi tipici del cinema di massa e molto personale. Un horror onirico che unisce molteplici generi e che piacerà a chi cerca titoli fuori dagli schemi. Non è privo di lacune, ma indubbiamente da riscoprire anche per esplorare gli inizi di carriera di un regista mai troppo acclamato.