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5 DONNE PER L'ASSASSINO regia di Stelvio Massi

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KOMMANDOARDITI     4½ / 10  19/06/2010 01:09:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dagli appassionati del genere italico il nome di Stelvio Massi viene sempre ricondotto ai film del filone poliziesco : è lui difatti l'autore che ne ha diretti il maggior numero (15 per la precisione, addirittura più del collega Lenzi !)
Come ad altri registi dell'epoca, anche al nostro toccò l'arduo compito di misurarsi sul terreno fertile ma ostico del giallo erotico/splatter. Il suo tentativo (non riuscito) di emulare gli schemi delineati da Argento nella sua trilogia "animalesca" si chiama per l'appunto CINQUE DONNE PER L'ASSASSINO.
Mettiamo subito le mani avanti dicendo che, pur ricordandolo nel titolo, questo film non ha nulla a che spartire col caposaldo italiano del thriller a colori SEI DONNE PER L'ASSASSINO, del maestro Bava.
Il soggetto tratta di uno scrittore giornalista (uno sciapito Francis Matthews) che, dopo aver perso la moglie, morta di parto, finisce per essere coinvolto nelle indagini sui brutali omicidi di tre donne incinte (squartate come manzi dal clitoride sino allo sterno !!!)
Massi non gira male ma questa sua opera, per dirla papale papale, è un mix poco convincente di elementi già visti e stravisti meglio altrove.
L'opening aeroportuale, ad esempio, richiama sin troppo quello del precedente LO STRANO VIZIO DELLA SIGNORA WARDH, di Sergio Martino. Il commissario che investiga sui delitti (un Howard Ross più imbellettato ed impettito che mai !) si porta appresso un anziano aiutante, di nome Palumbo, che è in tutto e per tutto la copia-carbone del celeberrimo Panunzio di INDAGINE SU UN CITTADINO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO (stendiamo un velo pietoso poi sulle incluse parentesi comiche tra i due, buttate un po' a casaccio tra le pieghe della sceneggiatura...). Di derivazione argentiana è la chiave di volta del "particolare sfuggito", cioè quel dettaglio, decisivo per l'individuazione dell'assassino, che all'inizio scappa di mente al protagonista, per poi ripresentarglisi fortuitamente verso la fine e consentirgli di giungere alla risoluzione delle vicende.
C'è da dire che da una colonna sonora jazzistica di spessore, frutto della maestria del Giorgio Gaslini Quartet, ci si sarebbe dovuti aspettare quantomeno un abbinamento scenico di eguale rilevanza....macchè! La trama procede meccanicamente, zigzagando tra sequenze accostate in modo sommario le une alle altre, con la conseguenza di privare così il film di ritmo e motivi di interesse. Tra i molti nudi "poco memorabili" , rimangono decisamente impresse le chiappe al vento di un deludente Giorgio Albertazzi (il primario della clinica), qui in una prova di irritante teatralità. Tutto il resto del cast , invece, non fa altro che accendere e spegnere sigarette l'una dietro l'altra per l'intera durata della pellicola, con gran giubilo dello sponsor tabacchiero Dunhill...!
Gli effetti speciali sono quanto di più indegno sia possibile trovarsi difronte. Le scene degli sventramenti , difatti, sembrano essere in realtà una sola, ripetuta per tre volte ed insertata in maniera schifosa, a mo' di sequenza hard pirata (di ben altra fattura sono, a tal proposito, le efferatezze de LO SQUARTATORE DI NEW YORK).
Finale tremendamente scialbo e sgonfio (...chi sia il colpevole lo si intuisce già allo scadere del primo tempo !!!)

P.S. : Quasi sicuramente si tratta della prima apparizione cinematografica della giovane Ilona Staller (la prima vittima), nascosta sotto il singolare pseudonimo di Elena Mercuri.