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ANTICHRIST regia di Lars Von Trier

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drabin     7½ / 10  01/12/2009 22:14:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Von Trier è un regista imprevedibile, dissacrante, difficile, controverso, altamente autocompiaciuto, sempre e comunque spiazzante. In questo film ci mostra un volto parzialmente inedito della sua arte (da molti non riconosciuta come tale), congegnando un atipico horror, dove la enorme tensione iniziale improvvisamente si trasforma in una devastante violenza fisica, difficile da reggere e perfino da comprendere. Se in Shining Kubrick ci aveva regalato un capolavoro in cui il ritmo del film era scandito dal rovesciamento empatico del protagonista, anche questo horror atipico si regge attorno a questa dicotomia narrativa. Se in principio il male è pura tensione, violenza morale, rimorso ed urla strozzate, in seguito il film rovescia questa sua attitudine più intellettuale per "mostrare" ciò che prima era mimetizzato nelle parole e nei silenzi. I tanti momenti onirici (ed ardui da spiegare...) a tratti fanno perfino sorridere data l'assurdità in cui si calano: ma il contesto è magmatico, quasi insondabile nelle sue radici più estreme e nascoste. La grandezza del film sta proprio in questo: il lirismo che, pur sviluppandosi a tratti in maniera disomogenea e non conciliabile (almeno apparentemente), rende la pellicola tesa come una corda di violino che lacera l'anima del fruitore. Si tratta di un film-pretesto, un film che (come sempre in von Trier) si diverte anche a prendere un po' in giro lo spettatore catturato dalla magia pura e misteriosa che avvolge il film. Una violenza inaudita, che fa a pugni con la scena conclusiva e con quella iniziale (autentico capolavoro, dove è confutata senza poter ammettere replica alcuna la tesi perorata da molti secondo cui il regista danese non saprebbe girare), corollario di un'arte fatta di intarsi preziosi e di nefandezze che il cuore nasconde agli occhi più puri. Il finale, nel bosco, sull'andamento quasi da visione mistica, ricorda in parte alcune sequenze di Andreij Rubliov di Tarkovskij, alla memoria del quale questo film è dedicato. Di certo fra Von Trier e Tarkovskij sono più i punti di distacco che di contatto, ma comunque si tratta di due grandissimi registi (il russo ovviamente è superiore, ed ineguagliabile tecnicamente) destinati a restare nella storia. Entrambi sanno parlare all'anima dello spettatore.