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JU-ON: THE CURSE regia di Takashi Shimizu

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Godbluff2     7 / 10  25/05/2022 23:32:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Film horror televisivo di Shimizu che segna l'esordio della saga cinematografica di "Ju-On", il titolo di maggior successo e fama del regista. Sulla scia del "Ring" di Nakata, e dei successivi sequels e prequel, il film di Shimizu prosegue il filone degli "onryo", particolari spiriti vendicativi di donne (quasi sempre sono donne) morte in modo violento e in preda a forti emozioni, tipici della tradizione e del folclore giapponese. Figure già tipiche del teatro kabuki, registi come Nakata e Shimizu le hanno riprese e trasportate nel cinema horror moderno con il cosiddetto "J-Horror", esploso proprio a cavallo tra la fine degli anni '90 e i primi '00, con "Ring" e "Ju-On" come opere simbolo del genere.
Queste figure del folclore sono state rivisitate in una nuova chiave moderna cinematografica ma mantengono tutti gli aspetti tipici delle loro caratteristiche e della loro raffigurazione tradizionale, in film che si muovono quindi molto rispettosamente nei confronti della tradizione, creando però un nuovo filone di cinema horror nazionale, un cinema "di genere", con stereotipi e caratteristiche ben definite e ritrovabili in tutti i titoli di questo tipo (estendibili anche in Corea o in Cina).
In questo senso, l'onryo protagonista della saga di Shimizu, Kayako Saeki, è una rappresentazione perfettamente classica di un onryo, con qualche tocco di caratterizzazione visiva da cinema dell'orrore più moderno. Questa figura è insieme alla Sadako di Nakata l'onryo per eccellenza, ormai classico e "tipico", dell'era moderna (cosa confermata anche da quel vergognosissimo "film" - se così possiamo chiamarlo- crossover tra i due personaggi, una sorta di "Alien vs Predator" ancora più brutto e virato al giapponese).
Personalmente non nego di essere un "fan" della saga di Shimizu, quantomeno dei capitoli giapponesi, ci sono affezionato e la trovo molto affascinante anche se non parliamo di chissà quali grandissimi film. La figura di Kayako è la migliore e la più inquietante, in un certo senso la più "carismatica", tra quelle del "J-Horror" moderno e anche il figlio Toshio (esempio di onryo maschile, o quantomeno di spettro "trascinato" e complice del vortice infinito di vendetta irrazionale della madre) è una figura diventata abbastanza iconica e riconoscibile, oltre ad essere il fantasma giapponese più dolce e meno spaventoso di tutti, obbiettivamente (insieme alla bambina di "Dark Water").
Rispetto al capostipite "Ring", dotato di uno stile narrativo classico e lineare, i film della saga di "Ju-On" adottano una narrazione più articolata, con un montaggio diviso in "capitoli", uno per ogni personaggio, disposti in ordine non cronologico, con un montaggio temporalmente irregolare dunque, in maniera da stuzzicare lo spettatore a ricostruire attivamente l'ordine cronologico dei vari tasselli degli eventi.
Per il resto ha moltissimi degli elementi tipici del genere, che lo stesso "Ju-On" ha contribuito a cementare.
Girato con pochi mezzi e quindi con uno stile molto casalingo e sobrio, qui particolarmente accentuato dalla destinazione televisiva e non per il grande schermo, con una regia nel complesso distaccata e semplice.
Rispetto a Nakata, Shimizu è molto più crudo sia nella natura della maledizione, sia nel mostrarne i suoi effetti, sia nella resa visiva dell'onryo, così come nella messa in scena degli avvenimenti.
In questo primo capitolo naturalmente siamo alle origini della storia, che parte immediatamente dopo l'assassinio di Kayako. Questo e il successivo capitolo, girato anch'esso per la televisione, sono estremamente collegati, tanto che il secondo film riprende direttamente una buona mezz'ora di questo.
Come tutti i "Ju-On" è un film prettamente d'atmosfera, una quietezza morbosa che fa crescere l'ansia e che poi si trasforma in orrore durante le apparizioni di Kayako. Il trucco di Takako Fuji, che la interpreta, è azzeccatissimo e conferisce al personaggio un'estetica indimenticabile, così come le movenze, le contorsioni disperate, dolorose, deliranti (Takako Fuji è ballerina e contorsionista, si vede) di Kayako e, naturalmente, i suoni grotteschi che tira fuori, anche il sonoro infatti è un aspetto fondamentale e caratteristico della saga (il gracchiare gutturale di Kayako, le urla e i miagolii di Toshio). Bello, come il suo sequel-costola. Il primo capitolo cinematografico ("Ju-On-Rancore") è comunque superiore e risulterà il miglior parto della serie e di Shimizu in generale.