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964 PINOCCHIO regia di Fukui Shozin

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7½ / 10  07/05/2013 11:33:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Creato per donare calore (sessuale) Pinocchio è un cyborg ben presto abbandonato in strada perché inadatto a soddisfare le voglie della sua perversa acquirente. Incapace di elaborare pensieri e frasi di senso compiuto incontra l'altrettanto disadattata Himiko che da educatrice e paziente compagna si trasformerà in feroce aguzzina.
Disperazione, follia, dolore: fino ad una liberatoria corsa finale a perdifiato verso il padre/padrone nella richiesta di un aiuto che mai riceverà. In quel gesto è esplicitata tutta l'infelicità di un essere che da mero oggetto rinasce in essere vivente mosso da ambizioni umane a lui negate.
Un film quindi sull'emarginazione sociale ma non solo, "964 Pinocchio" è un film dall' ostico approccio e di ancor più ardua comprensione talmente numerosi sono i significati che gli si potrebbero attribuire. Si nota la discriminazione verso chi non è allineato alla massa e quindi da ritenersi inferiore a prescindere, a ciò si aggiunga la fugace infatuazione per la novità tecnologica, sostituita in tempi brevissimi da aggeggi sempre più all'avanguardia in un ciclo consumistico di cui la gente è vittima inebetita.
Con la notissima fiaba di Collodi i punti di contatto sono veramente minimi, l'opera di Shozin Fukui guarda con decisione al cyberpunk, aderendo ad un forma visiva estrema con chiari omaggi al "Tetsuo" di Shinya Tsukamoto e allo sperimentalismo di Sogo Ishii.
Spicca potente il terrorismo visivo assemblato con martellanti sonorità industrial che a molti potrebbe non piacere. Montaggio iperbolico, flash improvvisi e ben poco aderenti al contesto generale, regia scorbutica intrisa di accelerazioni violente, sono questi i mezzi attraverso cui Fukui racconta la sua favola nera e putrescente, in cui il senso logico è spesso pretestuoso.
Come non bastasse il regista ci mette anche un bel po' di tipica follia giapponese andando a chiudere un film epilettico e spossante in maniera oltremodo bizzarra. Pellicola bislacca e curiosa, non manca una scena tosta in metropolitana che ricorda "Possession" di Zulawski mentre alcune riprese in esterni sono caratterizzate dal reale stupore dei passanti, evidenti inconsapevoli comparse, nell'osservare la coppia di eccentrici protagonisti.