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I PUGNI IN TASCA regia di Marco Bellocchio

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Ciumi     8½ / 10  13/10/2009 18:43:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non tanto la percezione di un’apatia esistenziale borghese, quanto più è la malattia mentale stessa, quell’epilessia feroce profondata nel vivere ad essere, a mio parere, il centro nevralgico di questo film. Se da una parte alcuni simboli (la madre cieca, la fatiscente villa) sono facilmente leggibili in un contesto di denuncia sociale, dall’altro la patologia s’immedesima a tal punto da digredire dal metaforico, divenendo piuttosto una sofferenza reale.
Non si esce dalle mura di casa. La malattia discute e si confronta con se stessa. La famiglia trova desiderio solo nell’obliarsi nel suo nulla.
E se la noia di Antonioni è stata una stasi d’acque monotone e misteriose, quella di Bellocchio pulsa d’un male latente, acuto, irrequieto, disuguale come la regia che accusa gli stessi sintomi epilettici dei suoi protagonisti. Non teme il tagliarsi le vene.