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I PUGNI IN TASCA regia di Marco Bellocchio

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Invia una mail all'autore del commento Zazzauser     8½ / 10  03/02/2011 23:34:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Uno dei ritratti familiari più agghiaccianti mai portati sullo schermo ed almeno per quanto io abbia visto uno degli esordi più folgoranti della storia del cinema italiano, a mio parere anche superiore ad Ossessione di Visconti, con il quale è spesso confrontato. Prodotto interamente dalla famiglia Bellocchio e girato nella casa della madre del regista, I pugni in tasca è una tragedia greca dell'epoca moderna, un horror psicologico che mette a nudo il disgregamento di un microcosmo familiare che avanza inesorabile tra le mura inquietanti, claustrofobiche ed opprimenti di una vera e propria "casa degli orrori". Bellocchio dipinge in un modo terribilmente crudo e spietato la follia borghese che si nasconde sotto le maschere della normalità dei personaggi: Alessandro, il fratello minore, un epilettico compulsivo e cinico, permeato di volontà di (auto)distruzione ed assolutamente incapace di relazionarsi, Augusto, il fratello maggiore, che assurge alla posizione di capofamiglia ma in realtà nasconde soltanto menefreghismo ed indifferenza, Giulia, animata dall'euforia della competizione, da un narcisismo sfrenato, e da un morboso possessivisimo nei confronti di Augusto, la povera madre cieca ed ancorata ai ricordi, vista solo come un peso, e Leone, il terzo fratello affetto da un ritardo mentale.
Fondamentale è il tema della malattia, fisica e psicologica, dal quale nessuno dei personaggi si può dichiarare estraneo, ma la vera tragedia, il motore di tutto, è l'abulia che ingloba tutto e tutti. Nel profondo non ci sono interessi finanziari o utilitaristici nel matricidio/fratricidio commesso da Alessandro: ogni cosa sembra motivata solo dall'inerzia del vivere quotidiano. Bellocchio sembra dirci che è questa la vera malattia dell'uomo moderno: la mancanza di valori, la noia, l'assenza di un progetto in cui impegnare il proprio tempo, che porta Alessandro a crearsi una falsa quanto improbabile motivazione per i propri delitti (un allevamento di cincillà?!) ed i personaggi a vivere esclusivamente per competere fra di loro.
Le interpretazioni sono straordinarie, da Marino Masé, a Paola Pitagora, a Lou Castel, che se possibile aggiunge ancora più follia al suo personaggio (tant'è che ho pure letto che durante le riprese aveva spesso reazioni esageratamente esilaranti o violente al punto da costringere Bellocchio ad interrompere le riprese e che tali reazioni erano pure mal tollerate da Marino Masé, che ogni tanto arrivava nientemeno a schiaffeggiarlo!).
Un gran film d'altri tempi, straziante, crudele, malato, angoscioso eppure bellissimo.