Lot 8½ / 10 03/11/2009 08:55:31 » Rispondi Haneke prosegue ed estende la sua analisi socio-antropologica sulla genesi del male, scegliendo questa volta come laboratorio un villaggio tedesco di inizio secolo in cui i dogmatismi dell'autorità, qualunque ne sia il tipo (politico, religioso, familiare), scavano un solco irrecuperabile tra le generazioni desaturando, nell'esaltazione del bianco e nero, sentimenti, affetti e ogni sorta di legame umano. Bastano poche pennellate, pochi sguardi (splendida la locandina) in un lungo e opprimente quadro d'insieme, a farci rendere conto di come questo modello formativo impatti in modo irreversibile, sui minori e sulle loro scelte. Dal punto di vista storiografico ne esce un'opera importante per leggere la Germania dei decenni successivi mentre da quello cinematografico un film potente e completamente fuori dal tempo, vi convergono Bergman e Dreyer dietro la mdp, Mann, Junger e Doblin alla scrittura. Film duro e coraggioso, lucido e mai ammiccante, da vedere.
Rask 03/11/2009 13:44:42 » Rispondi "vi convergono Mann, Junger e Doblin alla scrittura."
gerardo 05/11/2009 11:10:54 » Rispondi Condivido tutto. Quasi quasi non lo commento più... :)
Lot 05/11/2009 12:15:56 » Rispondi ma no, come potremmo fare a meno del tuo pippon... ehm... della tua dettagliatissima e circostanziata analisi storiografica? :)