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BAARIA - LA PORTA DEL VENTO regia di Giuseppe Tornatore

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frine     7 / 10  10/10/2009 01:55:17Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Lungo, caotico, troppo urlato e perfino frastornante (o dovrei dire frastornatore?), questo film presuntuoso non è certo il capolavoro che vorrebbe essere, ma non merita nemmeno di essere del tutto stroncato, almeno secondo me.
La storia è inesistente, o meglio si incentra sulla vita di un uomo assolutamente comune, nato perdente e di fatto piuttosto sfigato: il tutto sullo sfondo di vicende storiche che, fra nonni genitori figli e nipotini coprono un arco di tempo pari quasi ad un secolo: il Novecento nella patria di Guttuso.
Purtroppo, però, quanto a mancanza di rigore storico Tornatore batte Benigni e il suo carro armato americano ad Auschwitz. In questo caso, l'errore più grave è quello di far credere che fascismo e mafia fossero pappa e ciccia, quando si sa purtroppo che furono proprio i mafiosi a sventolare i fazzoletti bianchi agli Americani, perché odiavano Mussolini...:-(
D'altronde non si può nemmeno affermare che Tornatore sia di parte perché i comunisti siciliani sono rappresentati più come macchiette che come eroi. L'assenza di protagonisti dal carattere forte e incisivo trasmette allo spettatore un senso di indifferenza, anche di fronte alla rievocazione di eventi tragici come l'eccidio di Portella della Ginestra. L'inquadratura dei manifestanti in lutto, che riprende un po' Pellizza da Volpedo, un po' Guttuso e un po' anche Bertolucci (arridateci Novecento!!!!!) finisce per ridursi a puro esercizio di stile, come del resto quasi tutta la prima parte, con quella Bagheria cartoonistica che sembra un brutto spaghetti-western:-(
Tuttavia, il film si riprende nella seconda parte, praticamente dal momento in cui il ragazzino immagina il portico della Villa Palagonia e davanti agli occhi dello spettatore scorre una felice sequenza di CGI. I mostri ricreati dall'immaginario grottesco della Sicilia aristocratica di età barocca rievocano figure antichissime, creature deformi generate dalla fame e dalle tare ereditarie, eppure divine come il fabbro/Vulcano che costruisce la sfera di legno di cui nel finale scopriremo la vera identità....
Ma a questo punto Tornatore cede ad un impulso irrefrenabile, il realismo magico, e la sua immaginazione vola. Uno speziale condiscendente e saggio, una figura femminile oscura e premonitrice, ma anche misteriosamente consolatoria, il sortilegio delle tre rocce che una buona volta riesce ma in modo inaspettato, e infine la morte/resurrezione dell'animale più umile e spregiato, ma capace di volare. I passaggi divengono più rapidi, e in alcuni punti bellissimi.
Le citazioni sono innumerevoli, ma non scontate: fra i tanti, mi sentirei di ricordare almeno Kieslowski.
Non va del resto disprezzato il colossale impegno produttivo, che quanto meno permette al regista di creare innumerevoli, e a almeno volte azzeccati, scenari. Da ricordare anche il cast stellare: praticamente ci sono tutti, come per una sorta di ineludibile 'chiamata alle armi'. Consiglio di non leggere schede prima di vedere il film, perché sarà un piacere riconoscere volta per volta i famosissimi attori. Una menzione d'onore a Lina Sastri e ad Angela Molina credo sia comunque doverosa.