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BAARIA - LA PORTA DEL VENTO regia di Giuseppe Tornatore

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Invia una mail all'autore del commento pompiere     5½ / 10  26/11/2010 17:10:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Scorre in una stabile mediocrità l'ultima fatica del Beppino nato alle porte del vento. Oltretutto infarcita da una fotografia satura di gialli e ori baluginanti, con l'aggiunta di un effetto post atomico, che fa tanto "40 gradi al sud". Il populismo padano di Bertolucci viene rimasticato dalla famelica Sicilia tornatoriana in modo nostalgico ma frastagliato ed edulcorato, come un romanzo popolare che evita le parentesi veramente drammatiche e le accorate impronte politiche o sociali.

Assalito dalla voglia di girare un commercial di 150 minuti, affrescato e poi subitamente cancellato, l'autore procede impegnato a tener vive le vicende con una strummula di stacchi seguiti da una serie di dissolvenze in nero. Tra eccedenze, comparsate famose (tra le quali risaltano le interpretazioni di un aspro Ficarra e di una toccante Lina Sastri), novelle abbozzate e slegate tra di loro (come la partecipazione fortuita della Bellucci nazionale: 20 secondi in scena e poi via, verso nuove avventure), le musiche di Morricone sembrano cori di sottofondo ai quali non è stato lasciato l'usuale respiro.

L'epicità viene avvertita solo grazie alla durata e al tempo che passa; così la storia d'amore tra Giuseppe e Mannina risulta un po' annacquata nonostante i forzati slanci romantici. A dispetto di un set gigantesco e di un investimento produttivo di almeno 25 milioni di euro, i risultati sono dissonanti: chi ha impegnato denaro credendo in quest'opera, si ritrova adesso a fare i conti con covi di serpenti neri, piuttosto che Leoni d'Oro, Globi, Oscar e compagnia cantante. Le uova nel paniere si sono rotte da se', in un percorso rutilante con troppe buche e scossoni perché potessero giungere integre a destinazione.

La pellicola più che altro colpisce quando parla di cinema e lo omaggia, quando fa librare in volo il candore e la fantasia dell'infanzia riecheggiando "Nuovo Cinema Paradiso", a tutt'oggi il lavoro di Tornatore più compiuto e sentito. Tutti sappiamo come il regista di Bagheria sia bravo con le scene di massa, con la direzione degli attori, con la pulizia e l'estetica dell'immagine che di solito producono emozioni positive. Stavolta sono l'indifferenza e il caldo tropicale dello scirocco a scardinare le porte del vento.