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LA FEBBRE DEL SABATO SERA regia di John Badham

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     7½ / 10  01/08/2006 00:33:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bisognava vivere quella (de?)generazione di allora, i lustrini e il glamour, la leggenda dello Studio 54 e le luci al neon che oggi ci fanno quasi tenerezza, sopravvissute in quell'orgia di design solo nei locali di strip-tease.
Bisogna ricordarsi del Mito di Tony Manero-Travolta, dell'influenza che ha avuto su una generazione forse vuota (mai quanto negli anni Ottanta però) ma capace di comunicare/animare il linguaggio del corpo e la lasciva trasgressione della Disco-Music. Tutto qualche anno prima dell'Aids e della Morte Definitiva di un'epoca.
Alienante, la Disco-Music che rappresentava lo spartiacque ideale tra il glam-rock e la più moderna house-techno, celebrava la sua Nascita con questo film, e avrebbe essa stessa raccontato la sua fine.
Non c'è forse qualcosa di meravigliosamente eroico in tutto questo?
Scherzi a parte, è facile dare a Manero l'etichetta di "deficiente", per quanto il regista riesca a descrivere compiutamente ombrosità e limiti del carattere che una visione superficiale del film (o il poster-logo, tra i più imitati e pop di ogni tempo) sembra negare.

Poche storie, Travolta-Manero è stato il primo idolo della mia vita, e non me ne vergogno, anzi

Ma a onor del vero va detto che il film di Badham è ANCHE un eccellente prodotto nel suo genere. Provate a guardarlo diversamente, con quella deriva sociale che innesca e che per molti versi qualcuno negherà.
Quando il protagonista riceve la sua coppa e capisce che i concorrenti meritavano più di lui, ma non sono stati premiati in quanto portoricani, beh è un disagio razziale che prevarica su tutto l'effimero delle piste da ballo.

Manero è un leader, consapevole della sua funzione, e non abbastanza scaltro per comprendere quanto il suo carisma possa rivelarsi fatale per chi ne è soggiogato (la terribile vicenda dell'amico nei guai con una ragazza).
Come "capobranco" guida ma si lascia guidare, a volte in maniera scellerata.

Bisogna farcene una ragione: non è più l'era degli immigrati à la kowalsky, semmai qualche sottile filo comune con West Side Story in quel palcoscenico che è la strada, evocata in tutte le tensioni di un'identità razziale mai doma, e spesso recidiva.

Comunque, al Diavolo, restano i ricordi. How deep is your love

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maremare  01/08/2006 01:26:02Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
grande kow, come al solito.
mitico film, che solo quelli della nostra generazione possono apprezzare appieno.
Dick  18/07/2007 12:30:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Se lo dici te.
Invia una mail all'autore del commento wega  26/02/2008 10:25:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
oh sei peggio di me.