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IL NOME DELLA ROSA regia di Jean-Jacques Annaud

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Godbluff2     8 / 10  03/06/2022 23:58:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Gran film di Annaud, che supera molto intelligentemente e con gran classe l'arduo compito di adattare su schermo un romanzo complesso come quello di Eco.
Quello messo in piedi è un "palinsesto" del romanzo, come viene immediatamente dichiarato nei titoli di testa, evitando qualsiasi tentativo di trasposizione completa, con la piena consapevolezza di quale potesse essere il modo migliore e più efficace di trasporre il romanzo di Eco in un'opera audiovisiva di intrattenimento. Un lavoro talmente intelligente e consapevole da essere stato apprezzato anche dallo stesso scrittore, che capì bene come il film avesse trasposto, molto bene, la parte del suo lavoro effettivamente adattabile in un film; "Il nome della Rosa" di Annaud dunque riprende soltanto la parte "thriller" eliminando (per fortuna, se chiedete a me) tutte le parti e le importanti riflessioni teoriche più complesse, centrali nel romanzo ma difficilmente trasponibili in un buon prodotto cinematografico.
Annaud parte dalla base costituita dalla trama "gialla" de "Il nome della Rosa" e ci costruisce sopra il suo film, un'opera perfettamente indipendente e di ottimo livello nel suo media di appartenenza, senza mancare di una notevole attinenza con la controparte letteraria soprattutto per quanto riguarda la scenografia e la meravigliosa atmosfera, che costituiscono i punti forti del film e che, qui si, restituiscono fedelmente la bellezza di questi aspetti del romanzo, in chiave visiva.
Di fatto, questo film è un gran thriller medioevale dall'indimenticabile atmosfera, cupa, opprimente, gelida, oscura, che permea le mura del terribile monastero dove si svolge, tra viscidi segreti, ossessioni, repressione e fanatismo, l'indagine di Guglielmo e del suo giovane protetto, una battaglia tra l'irrazionale ristrettezza mentale e l'ipocrisia squallida di certe istituzioni clericali/monasteriali e la logica razionalità illuminata di Guglielmo, una boccata d'aria fresca, pur non mancando anch'essa di un certo fanatismo nel senso opposto (seppur la fiducia nella logica, in un mondo che di logico sembra non avere nulla, è assolutamente comprensibile e necessaria).
Una trama che si dipana in maniera mai noiosa, sempre più allettante, sempre più intrigante (tra gli sceneggiatori c'è anche Gerard Brach, storico collaboratore di Roman Polanski), esaltata dalla regia di Annaud che nell'ambientazione del monastero può sbizzarrirsi nel costruire splendide inquadrature che grazie ad una gestione perfetta e virtuosa dello spazio ci rendono possibile un'immersione scenografica totale, ulteriormente potenziata dalla bellissima fotografia di Tonino Delli Colli. La scenografia di questo film è più protagonista che Connery e Slater (scenografia a cui ha messo mano anche il solito Dante Ferretti tra gli altri) e i costumi di Gabriella Pescucci sono perfetti.
"Il Nome della Rosa" mette la sua splendida realizzazione tecnica totalmente al servizio della narrazione e dello spettatore. Altrettanto valida è la caratterizzazione visiva dei personaggi: i monaci benedettini di questo orribile monastero sono tutti deformi, distorti, gobbi, mostruosi, depravati, disgustosi, provocano ribrezzo, sono contorti dai loro peccati, dalle loro distorsioni mentali, è impressionante quanto tutto il contesto risulti angosciante e quanto Annaud sia bravo a tenere lo spettatore incollato allo schermo.
Capolavoro nel capolavoro la scenografia della biblioteca, un vero e proprio labirinto dell'incubo che toglie il fiato.
Poi, personalmente, la storia "gialla" di questo film o del romanzo mi è sempre piaciuta moltissimo,

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER è un'idea che mi ha sempre affascinato molto, la sua costante presenza, sfuggente, letale; così come tutto lo sviluppo della storia mi ha altrettanto affascinato, così come la soluzione finale, grottesca (con gli occhi di oggi, ma persino agli occhi di Guglielmo) nella sua assurda follia.
Sarebbe potuto essere anche un po' più bello di com'è, se non si fosse preso un paio di libertà davvero evitabili, che rovinano parzialmente il bellissimo lavoro di adattamento fatto fino a quel momento; sono due libertà che infatti arrivano solo nel finale:

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER messe lì come contentino al pubblico, come appiglio rassicurante, come momento di soddisfazione, ma sono palesemente buttate lì, sono troppo, davvero troppo forzate e stonano con il resto del film, sono soluzioni frettolose. Passi la prima, ma la seconda è una sequenza davvero bruttarella e priva di senso.

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER
Tolte queste due cadute sul finale, il film resta ottimo e in tutta questa qualità le prove degli attori finiscono per essere la cosa meno interessante, tuttavia Slater è stato bravo, c'è un giovane ed indimenticabile Ron Perlman (in un ruolo pensato all'inizio per Franco Franchi, chissà come avrebbe caratterizzato Salvatore) con la sua lingua che è tutte le lingue e nessuna e infine Sean Connery in una delle sue migliori interpretazioni o almeno in una delle poche dove mi ha abbastanza convinto, visto che di solito non lo reggo affatto.
Dalla produzione Italo-franco-tedesca è uscito un film che è un classico del thriller anni '80. Perdersi nell' inquietante monastero innominabile è un'esperienza che vale la pena tentare.