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L'INQUILINO DEL TERZO PIANO regia di Roman Polanski

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GianniArshavin     10 / 10  21/01/2016 20:14:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'inquilino del terzo piano è uno dei miei film preferiti , e lo considero il capolavoro assoluto di Polanski ed uno dei capolavori del cinema dell'inquietudine.
Terzo ed ultimo capitolo della "trilogia dell'appartamento" questo film consacra a mio parere Polanski come maestro del cinema a tutto tondo , riuscendo a superare pilastri diretti in passato come Repulsion e Rosemary's baby.
Secondo me questa è l'opera più personale del regista , colma di quelle tematiche che quest'ultimo sta portando avanti dagli albori della carriera fino ad oggi.
Già dai primi minuti veniamo calati in una realtà alienante e morbosa , il tutto ambientato in una Parigi grigia e fredda. Il giovane Trelkovski,interpretato e doppiato magistralmente dallo stesso Polanski, è un impiegato polacco naturalizzato francese che cerca casa nella cupa capitale d'oltralpe. Riuscirà a trovare un vecchio e piccolo appartamento in uno strano condominio grazie al suicidio della giovane inquilina precedente. Da questo momento in poi inizierà per il protagonista un vero incubo.
L'autore polacco da vita ad un orrore fra suggestione e realtà , facendo leva sulle sue ossessioni per l'identità, l'alienazione e il male occulto. Ogni più insignificante dettaglio nasconde un significato , ogni inquadratura è studiata per trasmettere straniamento e angoscia.
La prima parte di film si concentra sulle opprimenti disavventure di Trelkovski nel condominio e con gli oscuri condomini , la seconda sulla graduale perdita della ragione del personaggio principale , un crollo psichico (autosuggestione o indotto) che culminerà nel tragico finale.
Polanski riesce per tutto il film a incutere timore e terrore , non solo tramite scene oggettivamente agghiaccianti ma anche tramite il perfetto utilizzo dell'ambiente ,degli attori,del dettaglio,della mdp e dei dialoghi. Ogni scena è costruita per trasmettere uno sgradevole disagio , nulla risulta fuori posto o eccessivo. Anche la seconda parte ,concettualmente più complessa e più "vulnerabile" visto il tema, è poderosa nella costruzione e nelle dinamiche. Il ritmo non altissimo aiuta a calarsi nella vicenda ,a entrare in simbiosi col protagonista e dunque di conseguenza a patire con lui i suoi tormenti.

Tecnicamente il regista perfeziona se stesso e non sbaglia un movimento di macchina. Gli attori fanno tutti un lavoro superbo , dai sinistri inquilini alla favolosa e disarmante Isabelle Adjani. Le scenografie sono curate nei minimi particolari e in essa sono nascosti molti indizi per riuscire a capire le metafore del film. La colonna sonora minimale è calzante e accompagna a meglio lo scorrere delle immagini.

Non mi inoltro a cercare di spiegare il significato del film e dell'assurdo e geniale finale perché le interpretazioni sono molteplici ,e non bastano 1-2 visioni per trarre conclusioni soddisfacenti. Proprio l'anima ambigua della storia e delle sue allegorie completa al meglio questo capolavoro.
Dunque L'inquilino del terzo piano è un'opera amata e imitata ma che forse non ha ricevuto tutti gli elogi che secondo me meriterebbe. Una pellicola senza sbavature ,un vero incubo su celluloide che insegna come creare paura e inquietudine sfruttando problemi e situazioni del quotidiano.