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IL GIORNO DEGLI ZOMBI regia di George A. Romero

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BlackNight90     8½ / 10  07/10/2010 17:22:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"No, lui è umano: è proprio questo che mi spaventa."

In un modo o nell'altro Romero trova sempre qualcuno con cui prendersela, a volte anche a discapito dell'originalità: Day of the dead è il suo film più esplicito e radicale per quanto riguarda il suo pessimismo antropologico, ma da questo punto di vista è anche meno interessante rispetto ai suoi predecessori.
Per quanto mi riguarda Romero poteva tranquillamente chiudere con Dawn of the dead perché tutto quello che c'era da dire l'aveva detto: i successivi film li considero delle appendici, alcune ottime come questa, altre di valore molto inferiore.
L'attacco al militarismo a stelle e strisce e all'uomo che usa la scienza per sostituirsi a Dìo è talmente palese da risultare caricaturale: i cattivi sono descritti tutti nello stesso modo, i militari rincitrulliti e isterici (anche solo per la legge dei grandi numeri almeno uno con po' di buon senso ancora ci dovrebbe essere), lo scienziato ovviamente matto da legare come da tradizione cinematografica, tutti comunque fatti con lo stesso stampino di paura e odio.
Tutto si sviluppa poi all'insegna di scontri verbali un po' lunghetti e ripetitivi e dinamiche sociali che ripercorrono quelle già viste in altri film "sotto assedio", non solo in Romero ma in film precedenti come La cosa (sia quella di Hawks che quella, anche migliore, di Carpenter [che omaggerà poi il suo amico George in Distretto 13 e Il signore del male ad esempio]): in effetti anche le musiche sono molto carpentereggianti.
Il personaggio per forza di cose più sfaccettato e intenso è quello di Sarah, naturale evoluzione della Fran di Dawn of the dead, vista nel suo ruolo di donna guerriera, sorella, amante e possibile portatrice di un ultimo raggio di speranza nel suo grembo.
E' in questo film che Romero inizia quella "umanizzazione" degli zombi che a me fa storcere il naso (che non raggiunge comunque i livelli quasi ridicoli di Land of the dead): gli zombi dovrebbero essere puro istinto, cieco furore naturale, non si capisce perché Romero debba farli assomigliare a quella specie così fallimentare che li ha preceduti, loro sono a tutti gli effetti una punizione ("Noi siamo stati puniti dal creatore…affinché potessimo vedere com'è fatto l'inferno.")
Poi per fortuna nella seconda parte, quando la claustrofobia del sotteraneo e la tensione esplodono, e l'uomo diventa lupo per l'altro uomo, Romero ritorna in sè e, grazie all'incredibile lavoro splatteristico di Savini, regala un bagno di sangue e di carne che in fin dei conti, visto tutto il male e la follia cui abbiamo assistito, appare quasi necessario e liberatorio.
SPOILER: alla fine Romero decide di concedere all'uomo, o meglio alle minoranze, un ultimo lembo sperduto di terra, un Eden dove, forse, l'umanità potrà ricominciare. Basta che si faccia da parte.