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SALITA AL CIELO regia di Luis Buñuel

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JOKER1926     6½ / 10  11/01/2013 00:00:19Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dopo due anni dall'esemplare "I figli della violenza" Luis Buñuel formula un altro film ambientato, ovviamente, nel Sud America; la fotografia concettuale della regia capta da vicino queste terre, "Salita al cielo" è un'altra dimostrazione.

Nel prodotto cinematografico del 1952 ad andar subito in risalto quella ricerca della metafora che sigilla tanti eventi del film.
La regia anzitutto si concede il lusso, alle volte pericoloso, di spaziare in scene surrealiste cercando di rappresentare un qualcosa di evanescente.
Il film, come capita spesso nelle peculiarità della regia, si scompone su una scacchiera Bene/Male ove i personaggi hanno delle evidentissime funzioni, c'è il figlio fedele e leale e quello che aspetta l'occasione per esser cinico. La società è dunque rappresentata in uno stato pressoché malsano, il male e il marciume pervade la mente di molte personalità.
Inoltre "Salita al cielo" è pure un flash sulla morte, la "salita" dovrebbe, metaforicamente parlando, identificare uno spartiacque fra ciò che vive e ciò che va via (come la mamma del protagonista).
Insomma il lavoro di Buñuel ha molto da offrire, ma allo stesso tempo, si perde sul ritmo, pellicola spossata, e specialmente per via di quella inefficace vena commedistica che smorza il vero dramma. Non convince, inoltre, nemmeno il finale. Il regista spagnolo/messicano ha fatto molto meglio.