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DISTRICT 9 regia di Neill Blomkamp

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     8 / 10  20/03/2010 23:20:06Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
All'inizio sembra un reportage o un plot da b-movie televisivo, i paralleli con un certo John Carpenter (v. Fuga da New York e They Live), ma anche con Ridley Scott e Lucas sono palesi, ma nelle sue sfumature "terrene" è ben diverso dai solìti blockbusters, e spicca anche al di là della definizione di "giocattolo virtuale più appassionante del cinema contemporaneo". Il meccanismo si rompe non appena si scopre che la nostra umanità sfrutta gli alieni per il proprio rendiconto personale, e attraverso il gioco scoperto del distretto 9 (sorta di terra di nessuno chiamata comunemente "luogo d'accoglienza") si esprime la follia dell'uomo comune capace soltanto di allontanare da sè l'elemento "deviante".
E' solo rileggendo il film attraverso questi parametri (o magari l'accusa sottile ma evidente al mondo delle multinazionali, o al consumo di carne), o nella radicalizzazione ambientale di una terra di scontri come il Sudafrica, che il film si fa apprezzare per la sua novità.
Una novità che per questo meriterebbe una media di voti ben più alta, se non altro perchè non siamo di fronti a un "Indipendence day" qualsiasi.
E allora i cacciatori/malviventi africani armati di machete o i rudi e ignoranti marines fanno parte della stessa frangia, ci ricordano troppe cose di cui preferiamo ignorare l'esistenza (le guerre di territorio in africa e le "missioni umanitarie" a colpi di carrarmati).
Unici difetti: la carenza fisiologica di qualche momento di intimismo à la Ridley Scott, e l'epilogo finale che dà per scontato (forse) che la storia non ha avuto una sua fine specifica (probabile sequel?).
Insomma, uno splendido esempio di come si possa fare dell'"intrattenimento giocoso" per adepti e fans del genere (io solitamente non lo sono) una bella metafora sulla condizione umana, di "imbelle ma cinico fatalismo" rispetto a un mondo a parte che provoca non tanto orrore/paura, ma un senso opprimente di (comprensibile) fastidio