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LADRI DI BICICLETTE regia di Vittorio De Sica

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amterme63     9½ / 10  09/01/2007 21:53:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Questo non è solo un film neorealista, è un film reale. E’ qualcosa di più di un semplice documento stilistico; è un film universale che dopo 60 anni conserva ancora tutta la sua forza emotiva.
Io personalmente mi sono sentito partecipe delle vicissitudini del protagonista, le ho quasi vissute insieme a lui e alla fine ho capito benissimo il suo stato d’animo e mi ha dato molto da pensare.
E’ questa la forza del film: al di là della testimonianza storica e sociale, ritrae con grande verità la categoria umana delle “piccole” persone che si trovano a vivere in una società competitiva, senza pietà, destinati quasi a soccombere se non trovassero il sostegno dell’affetto e della solidarietà di chi veramente conta. Una flebile consolazione che lascia però intatti tutti i problemi materiali. Questo è valido nel 1946 come nel 2006 e forse anche nel 2066.
De Sica è riuscito a creare un capolavoro utilizzando il contrasto fra la serietà del trattamento stilistico (sembra quasi una tragedia) e la modestia del soggetto e delle persone coinvolte. Si vuole mostrare che quello che potrebbe sembrare insignificante o prosaico (un banalissimo furto di bicicletta) in realtà rappresenta la sopravvivenza per tante singole persone. Non a caso il protagonista passa attraverso la deludente esperienza del potere civile (l’inutile e sorda burocrazia) e di quello religioso (un atteggiamento interessato e generalistico) entrambi indifferenti alle sorti di quello che per loro è solo uno su milioni.
Stupenda l’interpretazione di Bruno, il bambino, che spesso si dimostra più in gamba e maturo del padre (questo il padre lo sa e ne soffre, uno smacco che si aggiunge agli altri). Rassegnarsi a essere quello che si è, cercare di sopravvivere comunque, non percorrere la strada dei “furbi” – questo è forse il messaggio della stretta di mano così intensa fra Bruno e suo padre.